Tiziano Renzi al figlio Matteo, la lettera: “C’è una ‘Banda Bassotti’ che lucra su di te”
Firenze – Parole sul rapporto tra padre e figlio, parole che contengono ammonimenti e raccomandazioni. Sono quelle scritte da Tiziano Renzi al figlio Matteo in una lettera, che risalirebbe al marzo 2017. Renzi all’epoca era segretario del Pd e oggi leader di Italia Viva. La lettera è agli atti del processo in corso davanti al tribunale di Firenze che vede imputati, in concorso, oltre al padre dell’ex presidente del Consiglio, la madre, Laura Bovoli, e altre 13 persone, per fatture fale e bancarotta delle cooperative Marmodiv, Delivery e Europe Service, che erano in affari con la Eventi 6, società della famiglia Renzi-Bovoli che si occupava di volantinaggio e distribuzione di materiale pubblicitario.
La lettera digitata su un file venne sequestrata nell’ottobre 2019 dalla Guardia di Finanza in un pc di Tiziano Renzi nell’ambito delle indagini della procura di Firenze sui coniugi Renzi senior. Il tribunale di Firenze ha rigettato un’eccezione della difesa del padre del senatore di Italia Viva secondo cui il documento sarebbe stato sequestrato violando le regole sul sequestro della corrispondenza e le guarentigie dei parlamentari.
Nel testo che sarebbe stato attribuito a Tiziano Renzi, con probabile riferimento alla situazione del figlio Matteo, si legge: “Ora tu hai l’immunità, non esiste più il rischio che tramite me arrivino a te. Spero che inizi una nuova stagione di lotta per i valori che hanno animato la nostra vita“. “In questi anni ho avuto la netta percezione, la certezza, di essere considerato un ostacolo e comunque un fastidio. Come sai gli unici colloqui erano conditi di rimproveri”, si legge sempre nel testo.
Dalla lettera emergerebbe anche uno sconforto da parte di Tiziano Renzi temendo di essere “un ostacolo e comunque un fastidio” per la carriera politica del figlio e perché “tutti quelli che hanno avuto rapporti con me sono stati attenzionati” dai magistrati “solo per questo fatto”.
Nel testo della missiva sequestrata compare anche un attacco ai componenti del cosiddetto ‘Giglio Magico’, ovvero i collaboratori più stretti e fidati di Matteo Renzi: l’imprenditore Marco Carrai viene definito “un uomo falso”, mentre l’avvocato Alberto Bianchi, ex presidente della Fondazione Open, e i deputati di Italia Viva Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi, vengono paragonati alla “banda Bassotti” perché, si legge, “hanno lucrato senza ritegno dalla posizione di accoliti tuoi e io sono stato quello che è passato per ladro”.
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