Draghi, il decreto approvato per bollette e bonus e il messaggio ai leader: «Impegno preciso»
di Monica Guerzoni
Il messaggio di Draghi: non sarò io il premier che si intesta il fallimento del Pnrr. Un ministro prevede: se la maggioranza facesse ancora mancare i voti, «Draghi salirà al Quirinale e rassegnerà le dimissioni, aprendo la crisi»
ROMA — La carota arriva in diretta video: «Avete visto che bravi ministri che ho? È un bellissimo governo».
Il sorriso sarcastico di Mario Draghi rivela l’artificio e fa balenare il metaforico bastone con cui, il giorno prima, il capo del governo aveva colpito i partiti, richiamandoli al doveroso ordine della responsabilità nazionale.
Da giovedì è cambiato il clima, ma non la sostanza. Il severo warning lanciato due giorni fa ai capidelegazione, Draghi lo ha ribadito ieri al telefono con i leader. «Non sarò io il premier che si intesta il fallimento del Pnrr», è la sostanza dell’avviso.
In gioco ci sono 50 miliardi per il 2022 e Draghi non resterà a guardare le forze politiche che si preparano alle elezioni scherzando con il fuoco, cioè il futuro dell’Italia. Non griderà un’altra volta «al lupo, al lupo». E se la maggioranza dovesse di nuovo far mancare i voti in Parlamento, non convocherà i capi delegazione per un altro ceffone. «Salirà al Quirinale – prevede un ministro – E aprirà la crisi».
D’altronde, come lo stesso Draghi avrebbe fatto notare ai capi dei partiti, i tempi tecnici per andare al voto anticipato in tarda primavera ci sarebbero anche.
Governo avvisato, mezzo salvato? A scorrere il film della giornata sembrerebbe di sì. Cabina di regia senza scossoni, Consiglio dei ministri liscio su bollette e superbonus e conferenza stampa chiarificatrice.
Draghi loda i ministri, conta «sul Parlamento e sulle forze politiche», si dice certo che i risultati arriveranno e concede qualche ritocco al metodo di governo: «Rivedremo se necessario certe forme di confronto, ma terremo dritta la barra del timone». Il che vuol dire un confronto più forte col Parlamento attraverso i capigruppo e più tempo ai ministri per consultare le bozze dei provvedimenti, dopo che alcuni preconsigli si sono svolti senza testo davanti. Aperture che non muteranno di molto il rapporto con i partiti, dove c’è anche chi ironizza sul Draghi «di lotta e di governo».
Ai leader, che mai convocherà attorno a un tavolo nello stile di Mario Monti, il presidente ha chiesto di «confermare con un preciso impegno» la volontà di portare avanti il governo.
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