Draghi, il decreto approvato per bollette e bonus e il messaggio ai leader: «Impegno preciso»
Le prime risposte affermative sono arrivate. Enrico Letta ha strigliato i suoi per lo scivolone di mercoledì notte sull’ex Ilva alla Camera e ha ribadito a Draghi il «massimo sostegno del Pd». Il premier ha parlato anche con Conte, Renzi, Speranza, ma non ancora con Berlusconi e Salvini, che a sentire l’ala sinistra della maggioranza sarebbe la vera causa dell’ira di Palazzo Chigi.
Ieri però il leader della Lega ha esultato per i «risultati concreti» sul caro energia e ha affidato a Twitter il rinnovato sostegno al «Presidente Draghi», con tanto di maiuscola. Quale sia la dinamica nel Carroccio lo ha rivelato Giorgetti: «Il mio segretario esprime un desiderio e io cerco di renderlo possibile con l’attività di governo». Per il ministro dello Sviluppo il Parlamento va rispettato, purché «migliori e non peggiori le proposte del governo».
Per Draghi, più delle parole conteranno i fatti. E i voti su riforme cruciali come concorrenza e fisco. Il renziano Luigi Marattin, presidente della commissione Finanze, smentisce di aver «bloccato» la delega fiscale, ma evidenzia la «profonda spaccatura sul catasto». La maggioranza resta divisa, prova ne siano le scorie della «nottataccia» sul Milleproroghe che ha innescato la furia di Draghi. Dopo che Renzi ha contribuito a mandare sotto il governo sull’ex Ilva di Taranto, per far tornare 575 milioni alle bonifiche, nelle chat di Italia viva rimbalza un messaggio di Davide Faraone contro il ministro del M5S per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà: «Se fosse intelligente potremmo pensare a una strategia di Conte per mettere in difficoltà Draghi. Il problema è che è incapace». Non proprio una carezza all’alleato.
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