Crisi ucraina, corsa di Macron per evitare la guerra. Le telefonate a Putin: «Vertice con Biden»
di Stefano Montefiori e Redazione Online
Telefonata a Putin e Zelensky: ristabilire il cessate il fuoco
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — A sorpresa, nella notte,
dopo una serie di telefonate di Emmanuel Macron a Mosca, Kiev, Londra,
Berlino e Washington, arriva l’annuncio dell’Eliseo: il presidente russo
Putin e quello americano Biden hanno accettato in linea di principio la
proposta di Macron di vedersi presto in un summit bilaterale «che sarà
in un secondo momento allargato alle parti in causa», sulla sicurezza e la stabilità strategica in Europa.
Il contenuto del vertice sarà preparato dal segretario di Stato
americano Blinken e dal ministro degli Esteri russo Lavrov nel loro
incontro già fissato per giovedì 24 febbraio. «Il vertice potrà tenersi
solo se la Russia non invade l’Ucraina», tiene a specificare l’Eliseo
nel comunicato. La conferma arriva anche dal portavoce della Casa Bianca
Jen Psaki.
È la conclusione inattesa della febbrile attività diplomatica di Macron che ha passato la domenica parlando al telefono, separatamente, con i due protagonisti della crisi, il russo Putin e l’ucraino Zelensky, poi a tarda sera con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il premier britannico Boris Johnson, il presidente americano Biden, e poi di nuovo alle 23 con Putin per circa un’ora.
Sia Putin sia Zelensky si sono trovati d’accordo sulla necessità di «ristabilire il cessate il fuoco» nel Donbass e Putin ha assicurato di volere intensificare gli sforzi per risolvere per via diplomatica il conflitto nell’est dell’Ucraina. Un conflitto che però era dormiente fino a qualche giorno fa, quando è ripreso proprio su impulso di Mosca. Prima dell’annuncio del vertice, i consiglieri di Macron insistevano sul fatto che «ogni giorno che passa senza guerra è un giorno guadagnato per la pace. Grande inquietudine, ma le vie della diplomazia non sono ancora esaurite, la palla è nel campo di Putin».
La svolta del vertice è arrivata dopo il pessimismo dovuto alle notizie poco incoraggianti in arrivo dalla Bielorussia. Dopo la visita del presidente Macron al Cremlino il 7 febbraio, Putin disse che i soldati russi avrebbero lasciato la Bielorussia come previsto al termine delle esercitazioni, alleggerendo quindi una delle minacce che pesano sull’Ucraina. Sembrava l’importante prova della de-escalation tanto cercata dall’Europa, l’indicatore utile per capire se le cose vanno meglio o peggio.
Le esercitazioni sarebbero dovute finire ieri, ma la Bielorussia ha annunciato che i 30 mila soldati russi presenti sul suo territorio per adesso restano, visto che i combattimenti sono ripresi nel Donbass, all’est dell’Ucraina. L’Eliseo però afferma che Putin ha ribadito a Macron «l’intenzione di ritirare le truppe dalla Bielorussia al termine delle esercitazioni in corso», e che ci vorrà un po’ di tempo per capire questo che cosa significa.
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