Putin ci segnala un problema, le tirannie amano sé stesse più di quanto noi amiamo le democrazie
Quando si affronta l’argomento è soltanto per domandarsi quanto la crisi aumenterebbe ulteriormente il prezzo del gas, e quanto le sanzioni intralcerebbero gli interessi delle nostre aziende. Non sono faccende da poco, ma se ci si limita a far di conto nelle tasche dell’elettorato si finisce nel misero neutralismo meloniano, totalmente privo di visione e in fondo conseguente ai vari filarini accesi in questi anni, da partiti diversi, non soltanto con Putin ma con la Cina di Xi Jinping, con le democrazie illiberali di Polonia e Ungheria, coi caudilli sudamericani, persino con la Corea del Nord di Kim Jong-un. Insomma, è difficile comprendere il rischio che corrono le democrazie nel conflitto con dittature e democrature se buona parte delle democrazie, soprattutto ma non solo la parte populista e sovranista, languisce affascinata davanti alla muscolosa assertività di dittature e democrature, esentate dalla fatica democratica del compromesso (vecchia storia, da Weimar in poi).
In fondo – che si finisca col guerreggiare oppure no – l’esito della partita dipende da quanto i tiranni amano le loro tirannie e da quanto poco le democrazie amino le loro conquiste. Magari non sarà l’esito di domani, ma potrebbe essere quello di dopodomani.
L’HUFFPOST
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