La grande paura dei grillini: “Siamo a rischio estinzione”

Domenico Di Sanzo

Prima «mai con il Pd», poi il fronte giallorosso e ora la paura di finire fuori dal campo largo. Nel Movimento nato più di 12 anni fa per impattare contro le divisioni del centrosinistra, adesso il problema è quello di essere tagliati fuori dal campo progressista. La determinazione anti grillina di Carlo Calenda preoccupa, i silenzi dell’alleato Enrico Letta fanno sorgere una serie di domande. Giuseppe Conte, leader del M5s sospeso dai giudici di Napoli, prova a uscire dall’impasse e manda un messaggio al segretario dem: «A noi non interessa creare accozzaglie solo per puntare alla gestione del potere». E ancora: «Il nostro progetto politico è a forte impronta progressista, facile riempirsi la bocca di riformismo, altro conto è cambiare l’Italia». Quindi, conclude polemico Conte, «c’è una differenza sostanziale tra campo largo e campo di battaglia». La richiesta a Letta è forte e chiara, speculare a quella avanzata da Calenda al Palaeur di Roma durante il primo congresso di Azione: o noi o loro. Ma dietro l’esibizione muscolare in risposta all’attacco dell’ex ministro, covano i timori del corpaccione dei Cinque stelle.

L’irritazione si irradia dai territori fino a Montecitorio e Palazzo Madama. In molte città al voto a giugno, tra cui 23 capoluoghi di provincia, i pentastellati sono al liberi tutti. C’è chi vuole andare senza il Pd, chi spinge per un’alleanza e chi vuole presentarsi con un nuovo simbolo, perché «il logo del M5s è logoro dopo le ultime vicende giudiziarie». Chi ha il polso dei territori vede concretamente il rischio di scomparire da quasi tutti i Consigli comunali, soprattutto dove i Cinque stelle decideranno di non correre insieme al Pd. Intanto è partito il conto alla rovescia per l’udienza del 1 marzo, quando il Tribunale di Napoli si esprimerà sull’istanza di revoca della sospensione dello Statuto presentata dagli avvocati di Conte. «Se verrà rigettata saremo punto e a capo e avremmo perso solo tempo», sibila una fonte parlamentare. E Beppe Grillo continua a non escludere, nei suoi colloqui privati, un ricorso alla piattaforma Rousseau per il voto del Comitato di garanzia. Un passaggio che per Conte avrebbe il sapore della sconfitta politica.

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