La nuova frontiera di Draghi (non tutte le bandierine dei partiti sono uguali)
E, c’è poco da fare, ogni giorno ha (e avrà) le sue pene, in una situazione in cui ogni chiarimento non sarà mai definitivo perché tra amministrative, politiche e referendum è partita una lunga campagna elettorale destinata a trasformarsi, nel solito andazzo nazionale, in una “guerra di civiltà” in cui il partner di governo diventerà, nei comizi, il pericolo da abbattere. Ed è inevitabile la ricaduta proprio su quei provvedimenti indicati come priorità: oggi Conte ha incontrato i balneari che hanno già visto Salvini per assicurare, come Salvini, cambiamenti al decreto concorrenza, poi c’è la delega fiscale appesa al “chiarimento politico” tra Salvini e Draghi sul catasto, poi gli appalti finora fermi alle cento audizioni parlamentari. E Dio non voglia che precipiti la situazione in Ucraina in un Parlamento dove, anche in questo caso, tra posizioni filo russe della Lega e di una parte dei Cinque stelle, anche in questo caso solo il Pd garantirebbe un sostegno lineare, pur dovendo scontare la pressione di una base pacifista (ricordate il Kosovo).
Insomma, per andare avanti, ci si dovrebbe intendere, da ambo le parti, su ciò che è sopportabile e ciò che insopportabile, sul confine tra ragione e torti. Perché un po’ di gioco politico e anche di manfrina sono fisiologici in una democrazia e un conto è cadere su qualche emendamento notturno altro sarebbe andare sotto su un trattato internazionale come il Mes, tanto per dine una. Ma la manfrina non può andare oltre il livello di guardia, anteponendo le ragioni identitarie al leale sostegno al governo. Un sostengo sleale non è dato in natura, a lungo andare. Normalmente non c’è bisogno di esplicitare questo confine, rimesso all’intelligenza e alla saggezza degli attori, ma forse l’implicito non basta perché chi siede in cdm non è fino in fondo rappresentativo dei partiti che lo hanno espresso e converrebbe, forse, cominciare a parlarsi chiaro.
E se è molto saggia la linea del premier di non ammettere scherzi sui dossier che impattano direttamente sul Pnrr, è anche vero che senza un patto politico a monte è difficile, allo stato dell’arte, evitare incidenti a valle, sui balneari piuttosto che sul fisco, il più politico dei provvedimenti. Una traccia di ragionamento l’ha indicata il vicesegretario del Pd Provenzano nel suo intervento in direzione: “C’è un’esigenza di chiarezza e responsabilità: esplicitare le distinzione tra ciò che si può fare ora, col governo di unità nazionale, e ciò che vogliamo fare dopo, con il consenso degli italiani”. È un principio di igiene politica, che aiuta il governo, nella misura in cui anche a palazzo Chigi si sviluppa una certa elasticità tutta politica, di distinguere buoni e cattivi, facendo leva sui primi per un colpo d’ala. Con la politica buona, non contro la politica tutta.
L’HUFFPOST
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