Andrea Orlando: “Giusto l’altolà di Draghi, Salvini mette a rischio la tenuta del governo”
Niccolò Carratelli
ROMA. Sulla tenuta del governo, in questo ultimo anno di legislatura, pesa «il rischio Salvini». Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, dice di temere le elezioni anticipate «per il Paese» e avverte: «Chi strappa in questo momento si assume una responsabilità molto grande». Quindi, bene ha fatto il premier Draghi «a lanciare un altolà» ai partiti della maggioranza, in vista di riforme legate al Pnrr su cui «non si può giocherellare». Intervistato dal direttore de La Stampa, Massimo Giannini, nella trasmissione “30 minuti al Massimo” (versione integrale su lastampa. it), Orlando sottolinea l’urgenza di trovare un accordo con le parti sociali su rappresentanza e contrattazione dei salari, ma «se non ci riusciamo non possiamo rimanere fermi, non escludo la possibilità di intervenire per legge”. E invita a un supplemento di riflessione su come «i superprofitti realizzati da alcune grandi aziende energetiche possano aiutare a contenere l’impatto del caro bollette, piuttosto che continuare a fare debito».
Partiamo dalla crisi ucraina e dalle sanzioni nei confronti
della Russia, su cui non tutti sono d’accordo in Italia. Salvini ha
espresso i suoi dubbi: è un atteggiamento ondivago che mal si addice a
un Paese con una forte tradizione atlantica?
«Non so quale
sia l’intento o il retropensiero di Salvini, so che dentro la
maggioranza c’è massima consapevolezza che l’Italia debba restare salda
sul suo atlantismo e non possa essere l’elemento che indebolisce una
risposta comune europea. È evidente che, pur lavorando per aprire una
via diplomatica, l’unico strumento di pressione e deterrenza restino le
sanzioni. Congrue e mirate, ma se non si usa quella leva non si capisce
quale altra si possa usare».
Le diverse sensibilità anella maggioranza sono note, gli
incidenti di percorso si moltiplicano: c’è il rischio di non arrivare a
fine legislatura?
«Non credo ci siano alternative al
governo Draghi, anche alla luce di com’è andata la vicenda dell’elezione
del presidente della Repubblica. Mi sembra che il premier abbia fatto
bene a lanciare un altolà, non per comprimere il ruolo del Parlamento,
ma per invitarlo a svolgere il suo compito. Gli episodi avvenuti sul
decreto Milleproroghe non erano cruciali, ma ci sono questioni che
riguardano gli obiettivi del Pnrr, come la riforma fiscale o quella
della concorrenza, che non sono cose su cui si può giocherellare. Se si
fa finta di andare avanti e poi si tengono ferme in Parlamento, si
rischia di pregiudicare lo sforzo fatto fin qui».
Teme si possa finire a elezioni anticipate?
«Lo
temo per il Paese. Ma non che è le elezioni possano essere evitate a
dispetto dei santi: se la situazione diventa impraticabile quella è la
strada. I rischi ci sono e il problema principale è che Salvini ha la
tentazione costante di inseguire Meloni. Ma chi strappa in questo
momento, con questa situazione internazionale, una tappa fondamentale
per il Pnrr a giugno e una situazione economica e sociale ancora non
risolta, si assume una responsabilità molto grande. Vedremo anche se chi
riteneva Draghi insostituibile come presidente del Consiglio era in
buona fede».
Si riferisce a Salvini, ma anche a Conte e ai 5 stelle…
«Guardi,
il Movimento 5 stelle non segue Salvini. Non mi pare che abbia il
costume di uscire dopo 30 secondi che un provvedimento viene approvato
in Consiglio dei ministri, cercando sistematicamente di distinguersi, a
partire dalle questioni legate alla pandemia».
A proposito, il governo non prorogherà lo stato di emergenza
dopo il 31 marzo: la Lega vorrebbe archiviare contestualmente anche il
Green pass, che ne pensa?
«Siamo in una fase calante della
pandemia, non escludo che alcuni strumenti scelti, che hanno dato
risultati, possano essere rivisti. Quello che ritengo pericoloso è
iniziare a dirlo da ora, depotenziando la loro efficacia da oggi.
Parlarne adesso è prematuro e controproducente.
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