Andrea Orlando: “Giusto l’altolà di Draghi, Salvini mette a rischio la tenuta del governo”

Comunque, anche voi del Pd, e lei personalmente, subito dopo l’approvazione sulla riforma del Csm della ministra Cartabia avete chiesto modifiche in Parlamento, o no?
«Io ho detto in Cdm che avevamo delle riserve su alcune parti della riforma. Ma abbiamo anche detto che, se non si riuscisse a trovare un accordo sulle correzioni comuni, non presenteremo emendamenti alla proposta della Cartabia, per approvare il provvedimento prima delle nuove elezioni del Csm. Questo è il metodo che ci siamo dati».

Sia Salvini che Conte chiedono, invece, di fare di più per attenuare l’aumento dei costi dell’energia, invocando l’ennesimo scostamento di bilancio. Che ne pensa?
«Non si deve escludere niente. Ma, dopo tutti questi scostamenti, farne un altro a cuor leggero mi pare molto rischioso, anche per le turbolenze che stanno tornando sui mercati finanziari. Penso che l’ultimo intervento del governo sia stato importante, il problema delle bollette in parte sarà attenuato, ma non si può azzerare. È facile dire che si deve fare di più: si fa quello che si può nelle condizioni date. Credo che una riflessione vada lasciata aperta sul tema dei superprofitti realizzati da alcuni grandi gruppi e su come possano aiutare a contenere l’impatto dell’aumento dei costi, piuttosto che continuare a fare debito».

Aumentano le bollette, ma i salari degli italiani restano troppo bassi, con l’inflazione mai così alta da 26 anni a questa parte. Cosa si può fare?
«Intanto, bisogna rimettere al centro della discussione il tema dei salari. I lavoratori italiani, in questi anni, hanno perso potere d’acquisto, a differenza di altri Paesi europei, che hanno dinamiche salariali in crescita. Noi dobbiamo lavorare sul fronte del fisco, perché la tassazione sul lavoro è ancora eccessiva, e alzare il livello dei salari più bassi. Per ottenere un recupero, bisogna ragionare sul perché non funziona più la contrattazione».
Perché non funziona?
Perché non ci sono regole chiare sul fronte della rappresentanza. In questi anni abbiamo assistito a una crescita esponenziale dei contratti pirata, firmati da sigle sindacali poco rappresentative. È un tema che dobbiamo affrontare con grande urgenza e non mi convince la posizione di parte del mondo sindacale, che dice né salario minimo né rappresentanza. Non fare niente significa condannarsi alla dinamica a cui stiamo assistendo».

Pensa, quindi, a un’iniziativa del governo per far sedere intorno a un tavolo le parti e rilanciare la contrattazione?
Questo è un governo complicato, ma le dico quello che penso io: fin dove si può, si devono fare accordi con le parti sociali, dalla rappresentanza al salario minimo. Ma se non si riesce, fermi non possiamo rimanere e potremmo intervenire per legge. Ci sono delle proposte di Pd e M5S, che spingono in quella direzione».

Come si interviene, invece, sull’alternanza scuola-lavoro, per garantire più sicurezza ai ragazzi che intraprendono percorsi di formazione nelle aziende?
«Una riflessione complessiva va fatta, partendo da quali sono i luoghi in cui questa formazione si può realizzare e quali non sono adeguati. Se un’azienda prende un finanziamento pubblico, deve investire una parte delle risorse per garantire uno standard di sicurezza più alto. Abbiamo un incontro nei prossimi giorni con le organizzazioni sindacali e il ministro Bianchi».

Tornando alle possibili alleanze, è in corso un riavvicinamento con Matteo Renzi? Al Senato il Pd ha votato a favore del conflitto di attribuzione chiesto da lui contro i pm di Firenze…
Non ho letto le carte dell’inchiesta Open e mi rimetto alle valutazioni fatte dal nostro gruppo al Senato. Escludo, però, che questo voto per noi significhi un attacco generico alla magistratura. Si è discusso solo dell’ipotesi di invasione di campo dei pm in quella specifica vicenda. Quanto al riavvicinamento con Renzi, non credo vada fatto bricolage politico. Se il Pd vuole essere baricentro di una coalizione, deve rimpossessarsi della questione sociale e poi capire chi è disponibile a lavorare su questo progetto».

In quest’ottica, il Movimento 5 stelle è un alleato necessario?
«Penso che ci siano le condizioni perché questo processo veda coinvolto il Movimento, ma non deve essere esente da un confronto sul merito. La bussola deve essere il progetto di Paese, che per il Pd è un Paese con meno diseguaglianze sociali».

Campo largo, come dice Letta, o campo santo, come dice qualcun altro?
«Campo largo. Bisogna costruire una coalizione che abbia un’omogeneità sul progetto di Paese. E che possa poi interloquire con le forze che ritengono pericolosa una vittoria dei sovranisti. Sapendo che coalizioni che vogliono solo impedire qualcosa non portano a nulla di buono. Dobbiamo affrontare il tema delle coalizioni che durano un quarto d’ora, fatte per truffare gli elettori. Sulla legge elettorale ciascuna forza politica dica cosa pensa dell’attuale Rosatellum, e chi dà un giudizio negativo riprenda in mano la questione». 

LA STAMPA

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