Dittatura sanitaria, la grande bufala
Chi ha dipinto un governo felice delle restrizioni che hanno causato una sofferenza economica e sociale alla quale dobbiamo ancora dare risposte, lo ha fatto perché fa comodo – soprattutto a chi sta all’opposizione – dipingere uno Stato cattivo che ti vuole vessare e dal quale solo il politico nuovo ti libererà. Questo tipo di attacchi alcune volte è arrivato anche da chi è rimasto dentro al governo, prendendo decisioni in Consiglio dei ministri che subito fuori si affannava a smentire o cercare di limitare. Di Covid sono morte a oggi in Italia 154mila persone. Di Covid ne muoiono ancora oltre 300 al giorno, in una coda di dolore che non si può non guardare. Ma di questo terribile virus – senza le restrizioni contro le quali troppi hanno continuato insensatamente a lamentarsi – sarebbero morte molte più persone. Così come più ingenti sarebbero stati i danni all’economia e al tessuto sociale del nostro Paese. Che invece ha tenuto, ed è il caso di rallegrarcene per una volta, grazie ai medici e agli infermieri che hanno dimenticato giorni liberi e vita privata per non abbandonare gli ospedali; ai commercianti che hanno cambiato mille volte precauzioni e dispositivi per mettere in sicurezza i clienti; agli insegnanti che si sono vaccinati in massa e sono tornati a fare il loro lavoro in presenza contro le previsioni di troppi; a quei cittadini che hanno rispettato le regole, invece di contestarle, perché hanno capito meglio di tanti banditori (in politica e in tv) che l’unica difesa di un Paese democratico, davanti a una pandemia, è rispettare le norme di convivenza civile. Proteggere gli altri prima ancora che se stessi. Avere fiducia nelle persone deputate a prendere decisioni, che si possono sempre contestare, certo, ma sarebbe meglio farlo senza inventare complotti orditi ai danni dei cittadini. Non c’è mai stata una dittatura sanitaria. C’è uno stato d’emergenza, finisce il 31 marzo, e il merito è di chi lo ha rispettato.
LA STAMPA
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