Perché l’Ucraina è così importante per la Russia e per l’Occidente

La Russia accusa gli Stati Uniti di aver rotto gli accordi, estendendosi a Est. È così?

I russi sostengono che il governo americano fece una promessa ai leader dell’Unione Sovietica, all’indomani del crollo del Muro di Berlino, avvenuto nel 1989: non avrebbero allargato i confini a est. I sostenitori di questa tesi citano l’allora segretario di Stato James Baker che al leader Mikhail Gorbaciov avrebbe detto, nel febbraio 1990, che “non ci sarebbe stata nessuna estensione della giurisdizione Nato a Est, neanche di un centimetro”. Molti analisti occidentali e ex funzionari di governo di Washington contestano questa versione. L’interesse degli Stati Uniti in quegli anni era limitato alla Germania e non ci fu nessun discorso sull’Est Europa. Lo stesso Gorbaciov, in un’intervista del 2014, chiuse la questione, smentendo la versione russa: “Il tema dell’espansione Nato non è mai stato discusso. In quegli anni non se ne parlò”.

Che cosa chiede Mosca a Stati Uniti e Nato?

Mosca aveva presentato due bozze d’accordo che in modo esplicito e legale puntavano a ottenere garanzie da Washington e Nato. I due trattati si sovrappongono, perché toccano gli stessi argomenti: Mosca chiede alla Nato di mettere fine alla sua espansione a Est e vieta future adesioni di ex Stati sovietici, tra cui l’Ucraina. Inoltre vieta agli Usa di stabilire basi e cooperazioni militari con gli ex Stati dell’Unione Sovietica. I trattati stabiliscono che le parti riducano la gittata dei loro missili e siano limitati ad aree da dove non possono colpire territori dell’altro. Si vieta, inoltre, a entrambe le parti a sviluppare armi nucleari fuori dai rispettivi territori. 

Quale è stata la risposta di Nato e Stati Uniti?

Il presidente Biden e gli Alleati, nel corso degli incontri con il presidente Putin, hanno aperto alla possibilità di ridurre gli armamenti e la gittata dei missili, e si sono dichiarati pronti a discutere sul nucleare. Ma sull’Ucraina non accettano limitazioni, ritenendo un diritto di Kiev decidere in autonomia cosa vuole fare. La volontà degli ucraini, espressa più volte in passato, è quella di diventare sempre più europei e tenersi lontani dalla morsa dei regimi autoritari.

Ma alla fine, l’Ucraina potrebbe davvero entrare a far parte della Nato?

Sul breve periodo nessuno della diplomazia internazionale ritiene possibile un ingresso di Kiev nel Patto Atlantico. E il motivo è proprio nell’atteggiamento dei maggiori Paesi che aderiscono alla Nato. Francia e Germania si sono opposti in passato all’ingresso dell’Ucraina, e altri Paesi si sono mostrati tiepidi. Per entrare nell’Alleanza serve l’unanimità dei trenta membri, condizione che al momento non esiste. Lo stesso presidente Biden è scettico. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, come leader democratico della commissione Esteri del Senato, Biden aveva fatto pressione con successo sulla Nato perché accettasse Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca come stati membri, alla fine degli anni ’90. L’allora senatore era convinto che trasformare ex avversari nella Guerra Fredda in alleati avrebbe segnato “l’inizio di altri cinquant’anni di pace” per l’Europa.

Ma vent’anni di guerra in Iraq e Afghanistan hanno raffreddato l’entusiasmo di Biden verso un allargamento della Nato a Paesi che non garantiscono gli standard americani. Mentre, nel giugno 2021, il segretario di stato americano Antony Blinken ha dichiarato pubblicamente il sostegno all’ingresso dell’Ucraina, Biden è sempre stato più tiepido. Il presidente vuole prima vedere miglioramenti a livello di democrazia interna e libertà individuali. In un report del 2020 di Transparency International, una organizzazione bipartisan, l’Ucraina è finita al 117° posto su 180 Paesi in una classifica sulla corruzione. Più la posizione era bassa, più il Paese era considerato “corrotto”. La Danimarca era risultata la meno compromessa, l’Italia si era assestata al 52°, l’Ucraina era finita insieme a Egitto, Sierra Leone e Zambia, la più bassa rispetto a tutti i membri Nato.

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