Colpito il cuore della finanza ma i colossi del gas si salvano

Marco Bresolin

INVIATO A BRUXELLES. La risposta dell’Unione europea all’invasione russa in Ucraina è forte, fortissima, inedita. Ma non è la più forte possibile. Perché i 27 governi vogliono tenersi ancora qualche munizione da usare in caso di un’ulteriore escalation. Vien da chiedersi cos’altro dovrebbe fare la Russia di Vladimir Putin per meritarsi la pena massima, ma evidentemente il Consiglio europeo che ieri sera si è riunito in via straordinaria avrà fatto i suoi calcoli. O almeno i calcoli li hanno fatti quei governi che più hanno spinto per tenere fuori dal pacchetto delle sanzioni adottato ieri il settore del gas, vero tallone d’Achille dell’Europa, e soprattutto la possibilità di escludere la Russia dal sistema internazionali di pagamenti Swift. Joe Biden e Boris Johnson hanno insistito molto su questo, ma poi hanno allargato le braccia e rinunciato alla mossa «perché gli europei non sono d’accordo».

Alcuni europei, in realtà, sarebbero anche d’accordo. Ma non tutti. E a livello Ue le decisioni sulle sanzioni vengono prese soltanto all’unanimità. C’è da dire che la misura su Swift non era inclusa nel pacchetto di sanzioni che la Commissione ha presentato ieri mattina durante la riunione degli ambasciatori dei 27, ma è anche vero che i Baltici hanno proposto di aggiungerlo. La Germania, sostenuta dall’Italia e da Cipro, ha però stoppato subito l’iniziativa. Per motivi “strategici” – come detto c’è l’intenzione di tenersi un’altra arma a disposizione – ma anche per motivi legati ai rispettivi interessi nazionali.

Il tema Swift, però, è risbucato durante il vertice tra i capi di Stato e di governo Ue che nella tarda serata di ieri erano ancora riuniti per discutere dell’atteggiamento da tenere nei confronti della Russia. La riunione è iniziata alle 20.30 e le conclusioni sono state approvate nel giro di mezz’ora senza alcun problema proprio per dare un segnale di forte unità e per rimarcare la reazione «rapida e decisa». Il documento adottato elenca le grandi linee delle sanzioni, che colpiscono in modo particolare il settore finanziario, ma anche quello dei trasporti, l’export di prodotti tecnologici utilizzati in ambito militare e le aziende pubbliche russe. Si tratta di misure «coordinate con gli alleati» che «imporranno conseguenze massicce e gravi alla Russia».

I leader però sono rimasti nella sala per discutere – nella massima riservatezza, senza dispositivi elettronici – di alcuni nodi non facili da sciogliere. Detto del settore del gas e del sistema Swift, l’altra grande questione che ha animato il confronto riguarda la possibile inclusione nella blacklist dei sanzionati del ministro degli Esteri Sergei Lavrov e dello stesso Vladimir Putin. Su questo si sono scontrate due diverse visioni: da un lato, chi ritiene necessario colpire subito anche loro, principali responsabili dell’invasione militare in Ucraina. Dall’altro, chi invece ritiene che sia meglio tenere aperto uno spiraglio per cercare una soluzione diplomatica. E infatti ieri sera c’è stata una telefonata tra Putin ed Emmanuel Macron, durante la quale il presidente francese ha chiesto lo stop immediato delle operazioni militari.

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