Guerra Ucraina-Russia, Kasparov: «Putin è andato oltre. Questa può essere la sua fine. Ma voi dovete agire»

Ma può essere la fine di Putin?
«Sì, però dovete agire. Mostrategli che c’è un prezzo. Se il mondo libero reagisce di nuovo in modo scadente quelli si diranno che va tutto bene, che possono sopravvivere. Se non c’è un costo per l’aggressione, se la macchina da guerra di Putin non smette di funzionare perché va in bancarotta, se non mandate il regime di Putin in bancarotta adesso, non vedo come l’élite possa alzare un dito. Ribellarsi a Putin può voler dire mettere fine alla propria vita. Nessuno lo farà se non c’è una minaccia diretta ai miliardi di dollari che quella gente ha accumulato nel mondo libero».

Se si escludono le grandi banche russe dai mercati in euro e dollari il sistema finisce in ginocchio. Non trova?
«È ciò che chiedo: tagliate fuori la Russia dai mercati finanziari globali. Assicuratevi che il sistema finanziario del Paese non sia più sostenibile e non possa generare risorse per la macchina da guerra di Putin. Anche se lui sta seduto su riserve liquide da oltre 600 miliardi di dollari».

Ma non basterebbero appena a salvare le due prime banche?
«Esattamente. Se si pretende che il debito sovrano o il debito di Gazprom e di Rosneft siano onorati ora, l’industria russa va in bancarotta. Ma fare una cosa simile richiede volontà politica, perché ci saranno ripercussioni sul resto del mondo. Il prezzo del petrolio potrebbe salire, la situazione potrebbe diventare tempestosa per un po’. Ma se non lo si fa ora, il prezzo per fermare Putin salirà ancora di più. Questo è l’ultimo momento in cui lo si può fare senza sacrificare vite umane del mondo libero».

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Perché?
«Perché se attacca l’Estonia, la Lituania o la Polonia, allora si entra in un’altra dimensione. E la Cina sta guardando. Se Putin riesce a distruggere l’esercito ucraino, conquistare Kiev, installare un governo-fantoccio, questo diventa un format per la Cina su Taiwan. E un attacco a Taiwan potrebbe obbligare gli americani a rispondere militarmente. Questo è l’ultimo momento in cui possiamo danneggiare la macchina militare di Putin e rovinare il suo stato mafioso-burocratico senza mettere soldati sul terreno».

Quanto può tenere la resistenza ucraina?
«L’Ucraina è disposta a combattere, ma dall’annessione della Crimea nel 2014 il mondo libero si è rifiutato di armarla. Se oggi avesse un decimo delle armi che gli americani hanno abbandonato in Afghanistan, diventerebbe la tomba dell’esercito russo».

Se Putin vince, alcuni in Europa pensano che si fermerà in Ucraina perché a quel punto avrà riconquistato lo spazio sovietico. E non arriverà ai Paesi che appartengono alla Nato. Che ne pensa?
«Credere una cosa del genere negli anni ’30 con Hitler fu stupido e ingenuo. Adesso è un segno di corruzione. Vorrei dare un’occhiata al conto in banca di chiunque dica una cosa simile. È un’idea folle. A Putin non interessa se un Paese è della Nato o no, se stavolta riesca a vincere. Ovvio che andrebbe ancora più in là. Forse non subito, ma lo farebbe. E poi, scusi: chi c… sono questi che si permettono di decidere di sacrificare l’Ucraina? È una nazione che sta pagando un prezzo carissimo perché gente di questo tipo vuole fare affari con Putin».

Quali altre misure suggerisce contro Mosca?
«Tutte le persone del mondo libero devono dimettersi dalle aziende del sistema putiniano. Se non lo fanno, vanno trattate come complici di crimini di guerra. Ciò accade oggi in Ucraina è un crimine di guerra. Ed è la fine dell’infrastruttura di sicurezza costruita dopo la seconda guerra mondiale, perché nessuna infrastruttura di sicurezza in Europa può essere costruita con Putin».

E se lui vince?
«Se vince, è un segnale a tutti i dittatori del mondo che le sole cose che contano sono la forza dell’esercito e come usi il denaro sporco per corrompere i politici. Faremmo un salto all’indietro, perché Putin è uno che guarda solo all’indietro. I suoi eroi? Josef Stalin e Ivan il Terribile. Per lui la violenza non è solo accettabile, è il modo più efficace di tenere gli altri sotto controllo. Qualunque organizzazione che cerchi di imporre il diritto internazionale per lui è un nemico, dunque non si fermerà».

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