C’era una volta l’America
Bisogna leggere l’intervista concessa al Corriere della Sera dal consigliere di Vladimir Putin, Dmitrij Suslov. Ma soprattutto bisogna immaginarselo mentre angelico e gelido pronuncia la più terribile condanna all’Occidente che si sia mai sentita: “Il mondo è più grande dell’Occidente, che non lo domina più”. Suslov in settanta-ottanta righe di intervista esaurisce la questione che ci ostiniamo a non vedere: il tramonto dell’Occidente, che da Oswald Spengler in poi è stato diagnosticato per un secolo, sembra infine arrivato. Tutto indica il crepuscolo, a cominciare dalla processione di leader europei andati al Cremlino col cappello in mano a maggior gloria del satrapo, tronfio padrone di casa e padrone dei destini. Li ha raggirati con sorriso di cera e malcelato disprezzo, e il dibattito di queste ore sulle sanzioni da applicare all’invasore dell’Ucraina, coi carrarmati ormai in vista della capitale Kiev, e col presidente Volodymir Zelensky rimasto eroicamente ad affrontare la sua sorte, e in collegamento vano con Bruxelles a implorare l’aiuto del continente imbelle, ha l’andamento della farsa.
Le sanzioni light e le sanzioni semilight in attesa delle sanzioni hard sono poco più o poco meno di una danza di ciechi, la carta da calare del mondo liberaldemocratico giunto alla sua sommità e dunque pronto alla discesa. Ed è la stupefacente convinzione di società emendate da decenni dall’eventualità della guerra, e convinte cioè che anche il resto del mondo ruoti attorno al valore supremo del benessere, del welfare, dell’amministrazione del tempo libero, delle comodità domestiche e ricreative, e preoccupate delle loro quote di gas poiché è inconcepibile una vita a lume di candela, metaforicamente parlando. Si aspettano che a Putin tremino le ginocchia per sanzioni economiche di cui gli importerà poco o niente, perché le sanzioni ai tiranni non gli hanno mai fatto un baffo: se il loro popolo sta un po’ peggio ne rifileranno la colpa ai sanzionatori, lo compatteranno in un orgoglio patrio ridicolo ma efficace, si terranno il necessario e pure il superfluo per le spese militari. E comunque le nostre società grasse e flaccide non si rendono contro che tre quarti o più del pianeta – ben oltre la Russia – sta esplodendo di demografia, di emancipazione, di fame intesa come fame di fare un passo in avanti, e non per raggiungere conquiste democratiche – non ancora perlomeno – ma un posticino al sole. Costi quel che costi: whatever it takes. Il mondo è più grande dell’Occidente e non lo domina più.
Pages: 1 2