C’era una volta l’America

L’Europa lascia annichiliti: l’immagine dei paesi del nord che chiedono sanzioni hard e irridono i paesi del sud che le chiedono semilight, perché di più non si possono permettere, e viceversa naturalmente, è una lite di condominio mentre fuori avvampa l’incendio. Niente credo restituisce meglio l’idea di una grandezza perduta, di una convivenza da casa di riposo dove solo un senile orgoglio tiene testa all’inadeguatezza. Ma non sarebbe niente, sarebbe solo un’altra ora di un lungo crepuscolo, se la protervia di Putin non avesse tratto spunto dall’impressionante serie di fallimenti inanellati dagli Stati Uniti, con la vittoria di Pirro in Iraq, e poi col misero cedimento siriano e infine con lo scialbo e devastante disimpegno in Afghanistan. Se Putin ha invaso l’Ucraina e nelle prossime ore entrerà a Kiev, è perché non ha paura degli Stati Uniti, confida che la sua risolutezza bellica sia un ricordo, che si accodi e anzi organizzi le ritorsioni di piuma misurate in punti di Pil.

Il mondo è grande e l’Occidente non lo domina più significa, infine, e pienamente, che l’America non è più il poliziotto del mondo. Noi qui in Occidente, da un lato e dall’altro dell’Atlantico, abbiamo ripetuto quell’espressione con disgusto, quando da leoni da salotti eravamo gli antenati dei leoni da tastiera. Faceva orrore l’idea imperialista dell’America poliziotto del mondo, e non moltissimi erano sfiorati dal dubbio che fosse perlomeno un poliziotto a guardia delle democrazie. Dopo l’Ucraina toccherà a Taiwan. Dopo il nostro tramonto, se sarà tale, avremo un altro poliziotto: la Cina, e dovremo pure farcelo piacere. Per provare a evitarlo, dobbiamo almeno saperlo.

L’HUFFPOST

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