La guerra all’Ucraina attraverso le carte
L’attuale invasione è il proseguimento di un conflitto iniziato nel 2014.
Il 22 febbraio di quell’anno, il presidente filorusso Viktor Janukovič
scappò in Russia dopo mesi di manifestazioni popolari di stampo
europeista (Euromaidan o Jevromajdan) e anti-corruzione. Janukovič, che
sarebbe stato destituito dal parlamento poche ore dopo la fuga, nel
novembre 2013 si era rifiutato di firmare il protocollo di associazione
all’Unione Europea, dietro le pressioni di Mosca. Al suo posto venne
instaurato un governo europeista, filoamericano e antirusso.
Non potendo più controllare l’Ucraina, Putin ha cercato di debilitarla
riconquistando la Crimea e sostenendo – politicamente e militarmente – i
ribelli filorussi nel Donbass.
Carta di Laura Canali – 2021
La Crimea è stata riannessa dalla Russia nel 2014. Di fatto attraverso l’occupazione degli “uomini verdi“- militari russi privi delle insegne di riconoscimento – poi formalmente con un referendum.
Il valore strategico della penisola è dato dal suo affaccio sul Mar Nero
e dalla presenza di una base navale ex-sovietica a Sebastopoli (che era
già a disposizione di Mosca dopo il crollo dell’Urss grazie a un
accordo con Kiev). Tale valore è aumentato con l’autoproclamazione delle
repubbliche del Donbas.
Il controllo della Crimea ha permesso infatti alla Russia di sigillare
il Mar d’Azov all’occorrenza in questi anni e di avere un ulteriore
avamposto da cui condurre l’attacco alle truppe ucraine nel 2022.
Una delle prime conquiste dell’avanzata russa di quest’anno è stata non
casualmente l’invaso idrico di Nova Kakhovka, nell’oblast di Kherson,
che riforniva d’acqua la penisola fino al 2014 e che è stato rimesso in
funzione dalle truppe di Mosca.
Carta di Laura Canali – 2016
Carta di Laura Canali – 2018
Carta di Laura Canali – 2021
Le due repubbliche separatiste di Donec’k e di Luhans’k hanno proclamato l’indipendenza dall’Ucraina nella primavera del 2014. I separatisti attualmente non controllano tutto il territorio dei rispettivi oblast secondo la divisione amministrativa ucraina, ma entambi lo rivendicano. L’intervento militare russo al loro fianco dovrebbe permettere loro di governarlo a breve.
Carta di Laura Canali relativa al 2021
L’invasione russa dell’Ucraina vuole sovvertire la situazione sorta in Europa alla fine della guerra fredda.
Gli ultimi trent’anni sono stati segnati dal sostanziale avanzamento
verso est della linea del fronte tra Nato e Unione Sovietica/Russia
(oltre 1700 chilometri, da Berlino Est a Sebastopoli).
Il collasso dell’Urss ha permesso l’integrazione nell’Alleanza Atlantica
di Stati quali la Polonia e le repubbliche baltiche, già parte
dell’impero sovietico e/o del Patto di Varsavia.
Carta di Laura Canali – 2021
L’ingresso di Georgia e Ucraina nella Nato, mai escluso esplicitamente per quanto improbabile, rappresenterebbe agli occhi di Mosca un’ulteriore minaccia.
Il riconoscimento delle repubbliche di Donetsk e Lugansk e soprattutto
la guerra contro Kiev mirano a scongiurare questo rischio (in Georgia la
situazione è in stallo dopo la guerra del 2008).
L’Alleanza Atlantica e gli Stati Uniti hanno ripetuto che non
interverranno militarmente in Ucraina per difenderla dall’invasione
russa. La prima non è tenuta a difendere paesi non membri e i secondi
non sono disposti a morire per Kiev. Entrambi hanno fornito in questi
anni armi e addestramento alle truppe di Kiev. Ma esplicitando il loro
non intervento, si sono privati di un elemento di deterrenza nei
confronti di Mosca. La Russia ha invaso con la consapevolezza di non
rischiare lo scontro diretto con gli Usa.
Carta di Laura Canali – 2020
La questione ucraina per la Russia dunque travalica l’Ucraina: è l’occasione per ridiscutere l’assetto dell’Europa.
Più precisamente, per arginare la sfera d’influenza degli Stati Uniti.
La presa di Washington sull’Europa si è rafforzata dopo il crollo
dell’Unione Sovietica (i nuovi perni antirussi sono Polonia e Romania) e
non si è indebolita dopo l’uscita del Regno Unito dall’Ue.
I rapporti tra Londra e Mosca, già storicamente difficili, sono se
possibile peggiorati dopo Brexit. Il governo del primo ministro Boris
Johnson ha comminato le proprie sanzioni alla Russia per il
riconoscimento delle repubbliche in Donbas addirittura prima degli Stati
Uniti, oltre che dell’Unione Europea, e sta assumendo posizioni molto
dure contro Putin.
Carta di Laura Canali – 2021
In concomitanza con l’escalation di Mosca in Ucraina, e funzionale alla stessa,
c’è il rafforzamento del legame tra Russia e Bielorussia. Putin ha
investito nel suo omologo Aljaksandr Lukašenka (Lukashenko), indebolito
dalla dimensione e dalla durata delle proteste popolari dopo aver vinto
in maniera fraudolenta le elezioni presidenziali dell’agosto 2020.
Negli ultimi mesi Mosca e Minsk hanno sottoscritto numerosi accordi
economici e infrastrutturali; le truppe russe recatesi nel paese vicino
per “esercitazioni” sono rimaste lì al termine delle esercitazioni
stesse e hanno partecipato all’attacco all’Ucraina; l’unione tra i due
Stati è sempre più vicina.
Il regime di Lukašenka negli ultimi mesi ha represso le proteste di piazza e organizzato l’afflusso di migliaia di migranti
(in gran parte iracheni) alla frontiera con la Polonia, dunque con
l’Unione Europea. Bruxelles non è andata oltre alcune modeste sanzioni
perché la Bielorussia è un paese di transito del gas russo, in
particolare verso la Germania.
Proprio sull’importanza del suo gas scommette la Russia. In pieno
inverno, con i prezzi dell’energia alle stelle, in assenza di
alternative, i membri dell’Ue quanto avranno voglia di essere punitivi
nei confronti di Mosca?
Carta di Laura Canali
Uno dei due osservati speciali in questa crisi è la Germania.
Gli Stati Uniti guardano con sospetto a Berlino – prima acquirente
mondiale del gas russo – e temono che i suoi legami economici con Mosca
alimentino un asse geopolitico che metterebbe in discussione il
predominio americano in Europa.
Le prime reazioni del nuovo governo tedesco all’annuncio di Putin sono
state in linea con quanto auspicato da Washington: il cancelliere Olaf
Scholz, incapace di nominare in pubblico Nord Stream 2 durante la sua
recente visita al presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ha sospeso l’entrata in funzione del gasdotto,
che al pari del suo predecessore (già attivo) trasporta il gas
direttamente dalla Russia alla Germania, saltando le repubbliche
baltiche e la Polonia.
Lo stesso Scholz è però ritenuto – assieme al presidente del Consiglio italiano Mario Draghi
– tra i principali capi di governo contrari all’esclusione di Mosca dal
sistema di pagamenti internazionali Swift, una misura attualmente al
vaglio del G7.
Carta di Laura Canali – 2020
La scommessa di Putin è che nel medio periodo il fronte dei paesi favorevoli alle sanzioni perda vigore
e possibilmente aderenti. Due elementi depongono a favore del Cremlino:
i forti interessi economici in Russia non sono un’esclusiva della
Germania; l’Occidente europeo è molto meno russofobo degli ex membri del
Patto di Varsavia, della Svezia e del Regno Unito.
La Grecia è legata anche per vie religiose a Mosca. L’Italia ha un
rapporto culturale e commerciale profondo con il mondo russo. La Francia
è interessata a mediare tra Stati Uniti e Russia per accrescere il
proprio peso in Europa (a scapito della Germania) e alimentare le sue
ambizioni/illusioni da grande potenza.
Carta di Laura Canali – 2020
L’altra osservata speciale è la Cina. Dallo scoppio
della crisi ucraina in poi (fine 2013), Russia e Repubblica Popolare
Cinese si sono molto avvicinate – o sono state molto avvicinate dagli
Stati Uniti, che cercano di isolare sia Mosca sia Pechino.
Non è una vera e propria alleanza, ma è un legame che si è consolidato in una “amicizia senza limiti“.
Almeno così è scritto nella dichiarazione congiunta pubblicata in
occasione della visita di Putin al suo omologo cinese Xi Jinping per
l’apertura dei Giochi olimpici invernali 2022.
L’escalation russa in Ucraina potrebbe mettere alla prova questa assenza
di limiti. Pechino si oppone alle dichiarazioni di indipendenza
unilaterali e ai secessionismi perché ha paura che possano essere usati
contro di lei (dal Xinjiang a Taiwan).
Carta di Laura Canali
Carta di Laura Canali – 2021
Più diretto nel rifiuto della mossa di Putin è stato Recep Tayyip Erdoğan. La Turchia è un paese membro della Nato, ma il suo presidente persegue una politica da battitore libero che porta Ankara a oscillare tra le potenze – non considerando “alleati” né Mosca né Washington. L’Ucraina interessa la Turchia per motivi etnici (i tatari di Crimea) ed economico-militari (investimenti, scambi commerciali, coproduzione di droni). Erdoğan ha accusato proprio l’Alleanza Atlantica e l’Unione Europea di mancanza di determinazione nella crisi ucraina.
Carta di Laura Canali – 2017
Per l’Ucraina, la guerra comporta il rischio della distruzione dello Stato (nel peggiore dei casi)o la quasi-certezza di un’ulteriore riduzione del suo territorio (nel “migliore”). Per Mosca, è l’occasione di impedire l’ingresso di Kiev nella Nato e di porre con rinnovata urgenza agli Stati Uniti la questione dell’assetto degli equilibri in Europa. Per gli Usa, comporta il rischio di dissidi interni alla Nato e di dover distrarre energie dallo scontro più importante del XXI secolo: quello con la Cina. Per l’Unione Europea, può essere la causa di rinnovate spaccature interne derivanti dai legami (non solo energetici) con la Russia e da una possibile emergenza migratoria.
Per l’Italia, infine, questa guerra è un banco di prova.
Gli obiettivi di Roma sono tanti e non facilmente conciliabili:
l’appartenenza alla sfera d’influenza statunitense richiede di mostrarsi
allineati a Washington. Gli interessi economici richiedono di non
rompere né con la Russia né con gli altri paesi dell’Unione Europea, ma
la ricerca di una linea più morbida sulle sanzioni rischia di isolarci.
La presenza di un’importante diaspora ucraina (oltre 230 mila persone)
suggerisce un’attenzione particolare all’aspetto umanitario.
L’eventuale afflusso di profughi nell’Ue andrà affrontato senza
dimenticare i flussi verso il nostro paese da Medio Oriente e Nord
Africa – e i nostri obiettivi al riguardo.
La guerra è scoppiata a migliaia di chilometri dall’Italia, ma l’Italia non può permettersi di ignorarla.
Carta di Laura Canali – 2022
LIMES
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