L’Occidente affronta la sua ora più buia
“D’ora in poi gli oligarchi russi e le loro famiglie non potranno più venire a fare shopping a Londra, o a prendere il sole a Saint-Tropez”: è insieme triste e ridicolo che qualcuno in Europa abbia potuto credere davvero alla forza dissuasoria di frasi come questa, che pure in questi giorni sono state pronunciate dai Grandi dell’Unione, mentre Putin già schierava la sua santabarbara da seconda potenza militare del pianeta.
Con tutta evidenza, la via delle sanzioni è insufficiente. L’America e l’Europa ne parlano da giorni, ne hanno annunciate “diverse e dolorose” l’altroieri. Si è visto com’è finita. Putin non se n’è neppure accorto, e 24 ore dopo ha attaccato come se nulla fosse. Ieri sera Biden ha rilanciato, parlando di restrizioni economiche che costerebbero 3 trilioni di dollari a Vlad il Matto e ai suoi “apparatciki”. Armi spuntate, purtroppo. Vuoi perché gli Stati che le dovrebbero applicare sono troppo divisi tra loro (come dimostra il veto italo-tedesco posto al Consiglio europeo sull’ipotesi di esclusione della Russia dal circuito finanziario Swift). Vuoi perché le sanzioni sono una spada senza impugnatura: colpiscono chi le subisce, ma feriscono anche chi le irroga (come dimostrano quelle sulle forniture di gas, infinitamente più pesanti per l’Europa, che grazie a quello russo soddisfa il 90 per cento del suo fabbisogno, di quanto non lo sarebbero per Putin, che potrebbe dirottare facilmente l’eventuale invenduto alla “sorella Cina”).
Non restano quindi che le armi convenzionali, o magari addirittura nucleari? La prospettiva è agghiacciante in ogni senso, per gli effetti devastanti che avrebbe in termini di costi umani, economici, diplomatici. Ma questo parrebbe il dilemma, oggi. Lo “spirito di Monaco”, che lascia a un altro Fuhrer i suoi Sudeti e getta le basi di futuri stravolgimenti globali. O la “spirito di Marte”, il dio furente e vendicativo che prepara la Terza Guerra Mondiale. L’alternativa del diavolo. Perché se la seconda è moralmente scandalosa, la prima è maledettamente pericolosa. Lasciare che il feroce Padre di tutte le Russie si prenda l’Ucraina, e magari la affidi a un governo fantoccio sul modello bielorusso di Lukacenko, e non alzare un dito per fermarlo, sarebbe la disfatta delle liberaldemocrazie. Esposte a ogni scorribanda presente e futura, magari in un altro scacchiere come quello Indo-Pacifico, dove Xi Jinping non aspetta altro che un pretesto per invadere Taiwan. Questa, oggi, è la colpa dell’Occidente. Ha avuto mesi di tempo per gestire la minaccia di Vlad il Matto. Ma non ha saputo farlo. Oggi non possiamo sperare che Kiev diventi un’altra Stalingrado. Ma dobbiamo fare di tutto per non trasformarla in un’altra Danzica.
LA STAMPA
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