Putin, lo zar «folle» che si crede onnipotente: «Nella sua mente una realtà parallela»
Secondo lo scrittore russo Viktor Erofeev, «nella
mente di Vladimir Putin si è formata chiaramente una realtà parallela,
incomprensibile all’Ucraina, all’America e all’Europa».
È un mondo nel quale a Kiev governa una banda di neonazisti, che si
arma con il contributo americano e minaccia militarmente la Russia. «In
questa visione, l’Ucraina dev’essere demilitarizzata, il suo esercito
liquidato, il Paese un po’ castrato». Erofeev sostiene che questa realtà
alternativa si è andata formando in Putin nell’arco di vent’anni,
quelli in cui è stato presidente, e che si fonda su quattro elementi di base: «L’infanzia povera, la gioventù da ragazzo di strada, il Kgb e l’impero sovietico».
Nella seconda realtà putiniana tutto è una battaglia da vincere
e tutto grida vendetta per lo status perduto nella sconfitta della Guerra Fredda e nell’umiliazione subita da allora.
Anche Nikolai Swanidse, già membro del Consiglio per i diritti umani
e vecchio amico di Putin, prima di cadere in disgrazia per la sua
difesa di Memorial, data a due decenni fa l’inizio della deriva: «Come
possono avere una influenza positiva vent’anni di potere incontrollato e
zarista?». Secondo Swanidse, «il linguaggio serve a Putin per
nascondere i suoi pensieri, interessante non è quello che dice, ma
quello che fa».
Putin nell’agosto del 2009, ritratto sulle montagne siberiane (Ap)
Ma è stata l’esperienza della pandemia, chiuso per due anni in una fortezza sempre più separata dal mondo, ad accentuarne gli aspetti messianici e la convinzione di dover assolvere a una missione.
Prima però c’è un passaggio importante, secondo la politologa Tatjana Stanowaja: «La svolta è all’inizio del 2020 quando Putin modifica la Costituzione e si rende di fatto presidente a vita:
può stravolgere le regole a suo piacimento e questo cambia la sua
psicologia e il modo in cui si rapporta ai suoi avversari interni ed
esterni, lo fa sentire onnipotente».
Putin identifica il destino della Russia con quello suo personale.
La Storia è diventata per lui un’ossessione.
Non dovrà più succedere che un presidente americano, come fu il caso di Barack Obama, si permetta di definire la Russia «una potenza regionale».
Aprire la crisi in Ucraina, dice lo storico Reinhard Krumm, «è la catarsi geopolitica per riordinare i rapporti della Russia con il mondo», qualunque sia il prezzo. Putin pensa ormai da monarca assoluto e identifica il destino della Russia con quello della sua persona. E adotta una narrazione sempre più irragionevole: «Considera la Russia come un’entità metafisica, un essere eterno che per ragioni storiche è superiore a un’entità artificiale costruita da Lenin, che è l’Ucraina», spiega Kurt Kister, ex direttore della Süddeutsche Zeitung.
Il problema è che è difficile, forse impossibile, negoziare con qualcuno che pensa in termini metafisici.
Chiunque sia andato a Mosca nelle ultime settimane si è trovato davanti un leader aggressivo, emotivo e soprattutto latore di una dimensione parallela e lontana dalla realtà.
Non potrà più lamentarsi di non essere preso sul serio, Vladimir Putin. Ma come lui stesso scrisse in una dedica al regista Nikita Mikhalkov, sotto una foto che lo ritraeva nell’atto di saldare un conto al ristorante: «Bisogna pagare per tutto nella vita, Nikita».
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