Perché l’avanzata della Russia ha rallentato, in Ucraina? L’aggiornamento militare
Proprio a Leopoli, il sindaco Andrey Sadovyi aveva affermato che nella notte erano atterrati 60 soldati russi elitrasportati, ma il Servizio di sicurezza ucraino ha smentito, sostenendo che un elicottero militare ha effettuato una ricognizione e che l’informazione era falsa. Le truppe ucraine avrebbero poi respinto l’attacco a Chernihiv, nel Nord, che venerdì Mosca affermava di aver circondato, e avrebbero sabotato i collegamenti ferroviari con la Russia, per rendere più difficile l’invio di rinforzi.
I russi sostengono invece di aver preso il controllo di Melitopol, nel Sud del Paese, dove l’esercito di Putin avrebbe distrutto decine di mezzi, carri armati e aerei ucraini. Il ministro delle Forze armate britanniche James Heappey però smentisce, affermando che nei primi due giorni di combattimenti i russi non sono riusciti a conquistare nessuno degli obiettivi prefissati. «Sostengono di aver preso Melitopol», ha detto, «ma noi non vediamo conferme: è ancora in mano ucraina».
Un missile russo ha colpito un convoglio militare a Nord di Kiev, distruggendo un’unità terra-aria che era diretta nella capitale per unirsi alla difesa aerea della città. Secondo il ministero della Salute di Kiev, le vittime ucraine sarebbero finora 198, compresi 3 bambini, mentre i feriti sarebbero oltre un migliaio. Zelensky ha annunciato che «gli invasori» russi sarebbero 100 mila — secondo alcune testimonianze ci sarebbero molte giovani reclute — e il governo sostiene di averne uccisi o feriti 3.500, ma Mosca nega. Intanto nell’arena entrano anche i ceceni, con un loro reparto mobilitato dal dittatore Kadyrov, buon amico di Putin. Report inverificabili parlano di perdite subite dai suoi miliziani nell’assalto allo scalo di Hostomel, compreso il comandante Magomed Tushaye.
L’impressione degli esperti è che la spinta iniziale di Mosca abbia incontrato una resistenza inaspettata, forse speravano o contavano che qualcuno a Kiev provocasse un crack nel potere. Numerosi video mostrano i mezzi distrutti o abbandonati. Merito dei «difensori», che hanno fatto largo uso di sistemi anti-tank, e la conferma di come i piani a tavolino siano poi «sfidati» dal campo: si notano i primi cambi di strategia.
Siamo in continua evoluzione, tra le bombe vere e la propaganda. In mezzo valanghe di analisi di esperti. Vediamo i punti principali degli osservatori.
1) I critici ritengono che lo Stato maggiore abbia sottovalutato il nemico, convinto di un crollo rapido e non abbia neutralizzato i centri di comando-controllo. Le truppe, poi, non avrebbero un «treno logistico» adeguato,
come testimonierebbe alcuni episodi con mezzi rimasti a secco. Un punto
sul quale hanno insistito molto fonti britanniche. Le colonne sono
andate avanti senza preoccuparsi troppo di quello che sarebbe avvenuto
alle loro spalle. Gli ucraini li hanno colpiti lungo le vie di
comunicazione. Da qui un alto numero di perdite. Nascoste.
2) Alcuni hanno sottolineato che tra i primi reparti impiegati c’erano anche unità anti-sommossa, una presenza inusuale e poco adatta alla missione.
3) Un paio di analisti hanno insistito sulla mancanza di una superiorità aerea e uno standard basso nelle missioni di volo notturno
(un punto debole conosciuto). A seguire hanno condito queste
valutazioni con descrizioni negative sulle condizioni delle forze russe.
4) All’opposto c’è chi ritiene che i tempi rallentati non siano determinati dall’opposizione, pur dura, incontrata.
I generali procedono per fasi — è la strategia del carciofo: mangi una
foglia alla volta — e non possono usare tutta la potenza di fuoco come
hanno fatto in Siria spianando ogni cosa, ma attuano una pressione
progressiva. In poche parole è stata una scelta. Non manca chi ha fatto paralleli con altre offensive, come quella Usa in Iraq nel 2003, che fu più lenta.
5) Capiremo meglio nelle prossime ore. L’ordine perentorio del Cremlino di andare all’assalto dispiegando altri contingenti potrebbe cambiare il quadro.
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