Paul Kennedy: «L’economia della Russia non reggerà, come fu per l’Urss: è l’errore di Putin»
Uno come Putin che sbaglia i calcoli?
«È cambiato. Conoscevamo un leader autoritario ma anche
pragmatico. Magari brutale, ma con grandi capacità di analisi politica:
un Bismarck. Oggi abbiamo davanti non solo un leader dogmatico, sempre
più ossessionato dalla questione ucraina, che si sente tradito
dall’Occidente. C’è di più: guardi la distanza che mette tra sé e gli
altri quando riceve leader o riunisce i suoi ministri. Guardi le
immagini della cerimonia della “Guerra patriottica”, il giorno prima
dell’attacco. Mentre depone una corona di fiori sembra in trance e tiene
tutti lontanissimi: più che Bismarck sembra il Grande dittatore del
film di Charlie Chaplin del 1940».
Sempre convinto che la Cina non
attaccherà Taiwan? Pechino non potrebbe approfittare della crisi ucraina
per imporre un rimescolamento di carte degli equilibri mondiali?
«Non credo. Xi Jinping non ha fretta come Putin: il tempo gioca a
suo favore, lui è più attento alla reputazione della Cina, non vuole
rompere con l’Occidente. L’altra sera noi docenti di Yale ci siamo
incontrati su Zoom coi colleghi di una grande università cinese, alla
presenza anche di due membri del Politburo, per celebrare i 50 anni
della visita di Richard Nixon a Pechino che aprì alla Cina le porte del
mondo. I cinesi, compresi i membri del Politburo, sono stati fermi nel
condannare quello russo come l’attacco ingiustificato a un Paese
sovrano. Poi, certo, hanno anche sottolineato che quello di Taiwan è un
caso diverso perché giuridicamente l’isola fa parte della Cina, non è
un’altra nazione. Ma senza toni minacciosi. Non credo che la Cina voglia
rendere ancora più esplosiva questa crisi».
Biden ha risposto di non essere in grado
di rispondere quando gli hanno chiesto se la Cina parteciperà allo
sforzo di isolare la Russia.
«E ha fatto bene: Xi non può certo diventare la pedina di un
accerchiamento della Russia condotto con la regia Usa. Ma se ci saranno
sanzioni finanziarie contro Mosca decise da organismi internazionali
penso che Pechino non si opporrà».
Anne Applebaum, intervistata dal «Corriere»
, teme addirittura che Putin voglia
minacciare la Germania: ricorda che alcuni anni fa il ministro degli
Esteri russo Lavrov sostenne durante una conferenza internazionale che
la riunificazione tedesca è stata fatta in modo illegale.
«Anne è molto acuta. Per Putin
effettivamente la Germania è una ferita aperta come la dissoluzione
dell’Urss: quando cadde il muro di Berlino lui, giovane funzionario
dell’ufficio del Kgb di Dresda rimasto improvvisamente senza protezione,
bruciò i documenti segreti e fuggì a Mosca. Un’umiliazione che brucia
ancora e lo spinge a contestare una riunificazione per la quale, forse,
manca qualche firma nei documenti formali che dovevano essere
sottoscritti dalle quattro potenze occupanti del trattato di Potsdam —
Usa, Urss, Gran Bretagna e Francia — , ma che, in realtà, è stata
ratificata due volte da Mosca: nell’89 e poi nel 1991, quando si è
dissolta l’Unione sovietica. È un’altra ossessione e, quindi, è
pericolosa ma, come dicevo prima, non credo che Putin abbia mezzi
militari per andare molto oltre l’Ucraina. Potrebbe essere tentato da
una prova di forza in piccoli Stati, come le repubbliche baltiche.
Sarebbe una mossa folle, dagli effetti disastrosi per tutti».
Molti, a destra, attribuiscono la crisi,
oltre che alla ferocia di Putin, alla debolezza di Biden. Che è, però,
indebolito da un Trump che continua a negare la legittimità della sua
elezione e a elogiare il dittatore russo: per lui è un genio e un uomo
saggio.
«Trump ammira Putin: vorrebbe essere un autocrate come lui.
Queste sue lodi potrebbero rivelarsi una buona notizia nel lungo
periodo: potrebbero essere la scossa che sveglia i repubblicani seguaci
dell’ex presidente. La maggioranza degli americani detesta Putin e
l’isolazionismo dell’estrema destra americana».
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