Paolo Gentiloni: “Questa guerra colpisce i valori dell’Europa. È autocrazia contro libertà”

dal nostro corrispondente Claudio Tito

BRUXELLES – Di fronte alla crisi ucraina l’Europa non può muoversi come un “sonnambulo”. Deve capire che è in corso uno scontro tra “autocrazia e libertà”. Questa è la vera posta in gioco: la democrazia. La resistenza di Kiev, quindi, è la resistenza dei “nostri valori”. Il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, descrive in questi termini la guerra alle porte dell’Unione. Deve essere l’occasione per una riforma della base comunitaria su cui poggiano i 27. A cominciare dalla Difesa e dall’Energia. E dal bisogno di rivedere il Patto di Stabilità.

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Ma lei si aspettava che Putin avrebbe davvero fatto quello che sta facendo?
“Anche se molti esperti lo ritenevano improbabile o incredibile, noi a Bruxelles abbiamo lavorato su questo possibile scenario dall’inizio del mese. I nostri servizi hanno messo a punto i vari pacchetti di sanzioni dando credito alle informazioni diffuse da Washington. La verità è che non si tratta di un incidente né di un ritorno alla guerra fredda”.

Un attacco premeditato che va oltre il conflitto territoriale?
“Una sfida completamente nuova. Autocrazia contro libertà. Non socialismo contro capitalismo. Ma l’antidemocrazia contro la democrazia. Per questo la resistenza Ucraina è la nostra resistenza”.

Ma se è così, allora non esiste una via d’uscita senza sconfitti. Ci dovrà essere un vincitore e un perdente.
“Negoziare è sempre utile. Ma chi ha attaccato violando tutte le regole internazionali non può certo essere messo sulle stesso piano di chi ha subito l’attacco”.

Certo. Ma perché lo dice?
“Perché la precondizione di un accordo non può essere l’imposizione a Kiev di un governo illegittimo e gradito a Mosca. E l’Ue non può disporsi ad un logica di appeasement di fronte a questa aggressione. Questa è una sfida anche a noi. E non possiamo rispondere da sonnambuli”.

Si riferisce al libro di Christopher Clark sull’inizio della Prima Guerra Mondiale? Cioè all’incapacità di capire cosa stesse accadendo?
“Esattamente. L’Europa non può commettere lo stesso errore. Pensare di stare tranquilla nella sua “comfort zone” avallando il ritorno delle sfere di influenza. L’Ue può e deve uscire più forte da questa crisi. E lo deve fare partendo da due frontiere decisive: la Difesa e l’Energia”.

Qualcuno il paragone lo fa con la Seconda Guerra Mondiale. Putin è come Hitler?
“Non farei paragoni del genere”.

Ma se lei teme il “sonno” dell’Europa, serve anche uno sforzo politico e culturale per risvegliarla. Ce ne sono le condizioni?
“Fin qui l’Unione è stata tutt’altro che in sonno e rivendico il ruolo svolto dalla Commissione e dalla sua Presidente. Rispetto all’annessione della Crimea, siamo stati impressionantemente più veloci. C’è una consapevolezza unitaria. Anche in Italia, tra le forze politiche, di cui bisogna dare atto a Mario Draghi”.

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