Gli errori di Putin



La dissidenza di Mosca non va sopravvalutata.
Putin ha ancora un vasto consenso. Ma vedere migliaia di manifestanti sfidare gli arresti, le botte, le torture, i licenziamenti, forse anche la morte, è un segnale prezioso. I dittatori prosperano, nell’opinione pubblica e nelle élites economiche, fino a quando fanno guerre che alla fine vincono.

Poi come sempre fioriscono le dietrologie. Vedremo se almeno qualcuna stavolta è giusta. L’America avrebbe previsto e quasi auspicato l’invasione, per indebolire Putin. La Germania sarebbe pronta ad approfittare della crisi per conquistarsi un ruolo politico e militare all’altezza della sua potenza economica. Macron cerca visibilità diplomatica a poco più di un mese dalle elezioni presidenziali. Johnson fa la faccia feroce per far dimenticare gli scandali interni. E accanto alle dietrologie fioriscono i raffronti storici, che sono spesso sia affascinanti sia fuorvianti.

La vera analogia, se proprio dobbiamo trovarne una, non è con il Vietnam o l’Iraq degli americani, o con l’Afghanistan dei sovietici, ma con la Finlandia dell’inverno 1940. Indro Montanelli raccontò in modo leggendario le difficoltà dell’Armata Rossa contro i finnici, in particolare la battaglia di Tolvajarvi («il campo era ricoperto di cadaveri congelati. Il silenzio si poteva quasi toccare. E sotto il manto di ghiaccio quei corpi sembravano soltanto assopiti. Calcolai che non potevano essere meno di 15 mila, tutti russi…»). I russi finirono per prevalere, com’era inevitabile. Ma non fu una vittoria totale, bensì un compromesso; ed è un compromesso che, in condizioni diverse, andrà trovato pure stavolta.

Prima di lasciare Helsinki, Montanelli andò a salutare i generali finlandesi, che gli dissero: «Badi, l’Armata Rossa non è quella che ha visto lei. È molto più forte». Avevano ragione; e i tedeschi se ne sarebbero accorti presto. La storia però non si ripete mai due volte, e le logiche brutali di oltre ottant’anni fa potrebbero non valere oggi.

Perché la guerra e la geopolitica ormai non si fanno soltanto con i carri armati. Il mondo globale esiste, e non ha provocato soltanto guai. Chi pensa il contrario magari versa molto sangue, proprio e altrui; ma alla lunga ne esce sconfitto.

CORRIERE.IT

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