Davide Serra: “Lo Zar finirà in bancarotta, la guerra tassa i russi del 40%”
Marco Zatterin
Davide Serra invita a leggere “Red Notice”, il libro che ha fatto diventare «il mio amico Bill Browder, l’uomo più odiato da Vladimir Putin». È stato il maggior investitore in Russia sino al 2005, racconta il fondatore di Algebris, «lo Zar lo ha sostenuto, poi lo ha derubato e gli ha ucciso il legale di fiducia: c’è tutto lì dentro, e tutto si capisce». Anche la follia che ha portato il Cremlino a seminare l’orrore in Ucraina e a spingere il pianeta sull’orlo della terza guerra mondiale. «Ho visto Putin a un forum, una volta – ricorda il finanziere genovese naturalizzato britannico –. E dodici anni fa, dopo trenta viaggi in Russia, ho deciso che non avrei più investito nel Paese. Ho capito che era l’impero del Male. Putin è uno che pensa che una persona si possa solo comprare o sottomettere».
Ora c’è la guerra. E le sanzioni. Come le sembrano?
«Durissime.
Una versione nucleare delle ordinarie misure finanziarie. La banca
centrale russa ha 650 miliardi di riserve ma, di queste, 400 sono in
Germania. Bloccate. Vuol dire che non possono fermare la caduta del
rublo, precipitato da 70 a 110 col dollaro. In altre parole, il russo
medio s’è visto bruciare il 40 per cento del potere di acquisto di beni
globali in una settimana. Mai visto».
Quali le conseguenze?
«Se 110 milioni di persone
perdono quasi metà della ricchezza mangiano e comprano meno. È come una
tassa. La tassa Kiev. La Russia non produce nulla a parte petrolio e
gas. Non esiste manifattura domestica di beni di consumo. Oltretutto i
russi ricordano bene quando fallirono nel 1998, e così hanno chiuso i
mercati dei capitali. È vietato comprare dollari e li puoi rivendere
solo allo Stato. Non c’è più conversione. Sei fregato. È una tassa sulla
ricchezza del 40 per cento!».
Perdono pure gli oligarchi, quindi…
«È su di
loro che Putin si è sempre appoggiato. Alcuni sono veri gangster che
hanno rubato asset pubblici e anche ucciso. Hanno ottenuto il potere a
condizione che obbedissero al presidente. Chi si lamenta o si oppone
viene fatto fuori, metaforicamente e no, come capitato a Khodorkovsky o
Litvinenko».
Li ha conosciuti?
«Il giorno che hanno fatto
fuori Litvinenko ero nel sushi bar in cui era andato a mangiare. Mi ha
chiamato il MI5 per farmi il test del polonio. Tutto bene,
fortunatamente. Ma questa è Londongrad. È qui che gli oligarchi
alimentano il loro potere di corruzione e riciclaggio».
La guerra blocca tutto. Perché lo ha fatto, Putin?
«Il
tema chiaro è il risentimento germogliato perché il Kgb ha perso la sua
guerra nel 1989 allo sgretolamento dell’Unione sovietica. Putin vuole
vendicare l’Urss. Per questo ha finanziato, o cercato di finanziare, le
forze che potevano indebolire l’Europa. Dalla Le Pen ai NoVax».
E poi?
«Poi è andato in panico perché, dopo che
l’Ucraina ha cacciato i corrotti russi, lo stesso stava accadendo in
Bielorussia e in Kazakhistan. Li stava perdendo. E allora ha attaccato
Kiev».
È qui la causa dell’attacco?
«Non c’è dubbio. Temeva che la democrazia gli arrivasse in casa».
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