La svolta di Draghi: dalla prudenza alla linea del rigore. L’allusione a Hitler

Insomma, secondo Draghi non c’è «alcun dubbio» che in Putin «ci fosse molta premeditazione e preparazione». In un modus operandi che il premier italiano paragona senza troppi giri alla Germania di Adolf Hitler del 1938. «L’aggressione della Russia verso un Paese vicino ci riporta indietro di oltre 80 anni, all’annessione dell’Austria, all’occupazione della Cecoslovacchia e all’invasione della Polonia», si legge nel testo diffuso da Palazzo Chigi prima dell’intervento dell’ex Bce in Senato. Che poi nello speech Draghi si fermi a «80 anni» e ometta il resto conta il giusto.

Ecco perché, dunque, il premier italiano non nasconde di nutrire più di un dubbio sulla possibilità – almeno ad oggi – di aprire un dialogo tra Mosca e Kiev. «Ho l’impressione – spiega senza giri di parole – che questo non sia il momento. Ogni volta, infatti, le dichiarazioni del presidente Macron sono smentite dalle dichiarazioni di fonte russa». Certo, «verrà il momento» e «per questo occorre tenere sempre l’attenzione vigile», bisogna «afferrare quel momento quando si presenta». Ma «ho l’impressione che ora non ci sia».

IL GIORNALE

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