Russia, non solo la Cina: quel mondo che tifa per Putin (e odia l’America)

Pechino ha già un sistema parallelo per i pagamenti interbancari (Cross Border Inter-Bank Payment System o Cips), che aggira ogni genere di sanzioni internazionali. È ancora piccolo, gestisce solo il 5% delle transazioni mondiali, ma sta crescendo. Nelle riserve della banca centrale russa il renminbi cinese ha quasi raggiunto il peso del dollaro. È vero quel che si osservava per le vie di Mosca nei giorni scorsi: nell’assalto ai bancomat la gente voleva dollari o euro, non renminbi. Ma un’economia sempre più autarchica come quella russa dovrà assuefarsi anche alle banconote con la faccia di Mao. Il gas russo ha già nuovi contratti di forniture a Oriente per compensare in futuro il blocco di Nord Stream 2.

Il vero vantaggio di lungo termine per Xi Jinping è strategico. Con l’invasione dell’Ucraina Putin ha creato un formidabile diversivo che risucchia l’America verso il Vecchio Continente, la costringe a dirottare risorse verso un teatro che la dottrina Biden considerava ormai secondario. Stravolgere le priorità americane, catturare l’attenzione del grande rivale in Europa anziché nell’Indo-Pacifico, è un beneficio inestimabile che Xi Jinping saprà capitalizzare, a Taiwan o altrove. Nel nuovo Asse il binomio Cina-Russia è meno isolato di quanto appaia in Occidente.

La mozione Onu di condanna dell’aggressione ha avuto sì 141 voti, ma anche cinque no e 35 astensioni. Nell’elenco degli astenuti oltre alla Cina figurano India e Pakistan: tutti insieme fanno tre miliardi di abitanti. Un indizio su cosa mai può unire due nemici giurati, India e Pakistan: l’acquisto di armi made in Russia. Colpisce pure l’astensione degli Emirati Arabi Uniti, forse il prossimo rifugio per i capitali degli oligarchi banditi da Londra e Zurigo.

La Turchia, membro della Nato, non aderisce alle sanzioni economiche. L’Occidente è compatto ma l’Occidente non è tutto. Vista da Pechino o Delhi, da Karachi o dal Golfo Persico, è meno chiaro che questa crisi sia inequivocabilmente disastrosa per Mosca. E non è solo la realpolitik degli autocrati che crea zone di tolleranza verso Putin. I social media cinesi traboccano di risentimento anti-occidentale, e solidarietà verso Mosca.

CORRIERE.IT

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