Cingolani: «Gas, tetto europeo al prezzo. Così sostituiremo quello russo»

di Federico Fubini

Dalla guerra ucraina del 2014 la dipendenza dal gas russo di noi italiani è cresciuta. È stata miopia?
«L’Italia paga l’esserci appiattiti su questo fornitore che ci dà oltre il 40% del nostro gas, anche se fino a poco tempo fa è stato affidabile — risponde Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica —. Non è stato un buon approccio, a maggior ragione perché il nostro energy mix è piuttosto povero. Sostanzialmente dipendiamo dal gas, dunque l’errore è stato doppiamente grave».

La dipendenza dal gas per la produzione elettrica è fra le più alte d’Europa, no?
«Un terzo dell’energia consumata in Italia è elettricità e di questo terzo, il 60% circa è prodotto dal gas. Che poi soddisfa anche altri bisogni nel Paese. Serve un piano nazionale di sicurezza energetica per non ritrovarci più nelle condizioni di oggi. Questa guerra ci obbliga ad accelerare dopo anni di distrazione, ideologia, ipocrisia, balle».

Pensa all’ostilità per i giacimenti italiani di gas?
«In Italia ne abbiamo di media grandezza. Nel 2000 estraevamo quasi 20 miliardi di metri cubi, nel 2020 poco più di tre: lo avrei capito se intanto avessimo iniziato una drastica decarbonizzazione, ma il consumo di gas si è mantenuto fra 70 e 80 miliardi di metri cubi all’anno. Lo abbiamo comprato all’estero, perdendo le entrate da Iva e pagando per il trasporto».

Abbiamo preferito il gas di Putin a quello italiano?
«È una situazione in cui perdiamo da tutti i lati, va cambiata. E c’è un’altra situazione da rivedere: vent’anni fa aveva senso incentivare pesantemente le rinnovabili, che allora erano molto costose. Per favorire questa dinamica si era anche fatto sì che il prezzo dell’unità di energia, il megawattora, fosse agganciato a quello allora più economico del gas».

Ora il gas è molto più caro dell’energia da rinnovabili.
«Ma paghiamo in bolletta per questa convenzione per cui si produce energia rinnovabile a bassissimo costo, poi il prezzo va agganciato a quello oggi astronomico del gas».

Volete tassare gli extra-profitti delle rinnovabili?
«No. Cerchiamo di far sì che i cittadini possano vivere del loro salario».

Dunque le rinnovabili vanno vendute a prezzi che riflettano i costi effettivi?
«A prezzi equi direi. In Italia abbiamo preso una misura d’emergenza per un anno, con il decreto bollette. Ma questa è una partita europea, dobbiamo prendere atto che non ha senso agganciare il costo delle rinnovabili alla materia prima oggi più cara».

Se il gas fosse petrolio, è come se costasse 365 dollari al barile anziché i già cari 114 di oggi. Che si può fare?
«Chi ce lo vende, come la russa Gazprom, fa profitti straordinari. Una riflessione europea è importante. Lunedì andiamo con il premier Mario Draghi a parlarne con Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione Ue. Uno dei temi è il denaro che diamo ai russi per le forniture».

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