Kiev, una missione impossibile sul luogo del delitto

La verità è che Putin sta vincendo, l’Ucraina è perduta, e questo sembra solo l’inizio di un sovvertimento dell’ordine mondiale che spaventa, come dimostrano le allarmate richieste ad entrare nella Ue appena avanzate da Moldavia e Georgia, oltre che dal sempre più solo e braccato Volodymyr Zelensky, il premier di Kiev. È evidente che il presidente della Russia, autoproclamatosi imperatore immaginario di tutte le Russie, non si fermerà all’annessione di fatto dell’Ucraina: una volta varcato il suo Rubicone, cercherà di allargare il raggio di potere e terrore ad altri tasselli del suo puzzle strategico. E non basterà inasprire le sanzioni per fermarlo, né rifornire d’armi i resistenti (che è come passare secchielli d’acqua davanti a un incendio che devasta casa) e nemmeno alzare il volume delle proteste. Falliti i tentativi di mediazione prima e dopo l’ora X, il 24 febbraio 2022, sbarrata la strada allo scontro bellico che ci porterebbe dritti alla guerra atomica, resta la speranza che i russi si ribellino al capo che si è fatto Russia al posto loro e lo destituiscano in vece nostra. Possibilità reali al momento? Zero.

Intanto, abbandonare la devastata povera Ucraina a un destino già scritto incoraggerà altre potenze a sentirsi legittimate a prendersi quel che ritengono spetti a loro, la Cina con Taiwan, per esempio. E poco sembrano importare le migliaia di morti o i milioni di profughi già in fuga. E invece importano eccome, in terra ucraina come ovunque.

Ipotizzare una presenza corale e istituzionale sul luogo del grande delitto del momento darebbe corpo all’ipotesi irrinunciabile di un cessate il fuoco ancora possibile. Un tentativo forse folle, certamente azzardato, ma al momento senza alternative plausibili. Inventarsi una missione impossibile prima che sia davvero troppo tardi. Per il popolo di Zelensky, per Zelensky stesso, e per tutto quello che gli ucraini rappresentano, oggi, per chiunque creda che il tempio della pace vada preservato con ogni sforzo, ad ogni costo, contro chiunque lo minacci. L’alternativa è assistere impotenti e affranti all’apertura di un altro tempio della guerra.

CORRIERE.IT

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