Vlad “The Mad” ha gettato la maschera
Sentinella, a che punto è la notte? La domanda del profeta Isaia martella le nostre coscienze straziate dal martirio del popolo ucraino. E proprio come nelle Scritture, la risposta è sempre la stessa: viene la mattina, e viene anche la notte, se volete interrogate pure, tornate un’altra volta. Il canto di chi è sicuro che l’alba arriverà, ma non sa quando. E intanto il buio continua. Continua nei corpi dei bimbi violati sotto le bombe di Kharkiv e affacciati ai finestrini del treno mentre salutano i padri alla stazione di Dnipro. Continua nel dolore delle madri senza più cibo né acqua che vagano come fantasmi nei sotterranei del metrò di Kiev e nel coraggio dei figli che si armano da volontari per resistere all’invasore. Continua nella fredda ferocia dello Zar di Mosca che distrugge le vite degli altri mentre gioca a risiko con le centrali e le testate nucleari. Nelle giovani reclute ignare mandate al fronte a sparare ai fratelli. Nei soliti demoni russi che tornano, sempre più Stavrogin e sempre meno Raskolnikov.
Appena trascorsi, questi nuovi “dieci giorni che sconvolsero il mondo” sembrano solo un preludio. Come dice Macron, che parla frequentemente e inutilmente con Putin, “il peggio deve ancora venire”. Per chi vive di chiacchiere e distintivo, la trattativa è iniziata tra finti corridoi umanitari e falsi cessate il fuoco. Per chi muore al fronte, la guerra va avanti ogni ora più efferata e disperata. Da che doveva finire tra i detriti del Muro trentadue anni fa, secondo l’improvvida idea di Fukuyama, nella fiera e povera Ucraina la Storia è cominciata un’altra volta. Sarà almeno la sesta volta che capita, tra l’attacco alle Twin Towers e l’invasione dell’Iraq, l’offensiva dell’Isis e la fuga dall’Afghanistan, il BigCrash del 2008 e la pandemia del 2019.
Ma stavolta è diverso. Non ricomincia negli angoli bui dell’Ovest: quelli che il sacro fuoco del turbocapitalismo trionfante aveva dimenticato di illuminare, come l’attacco mortale dei jihadisti delle seconde generazioni mai integrate o l’azzardo morale dei banchieri gonfiati fino a esplodere nella bolla del debito altrui. Come il vento, la Storia fa il suo giro.
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