Il coraggio di dire no a Putin

«Non abbiamo paura di dire apertamente» quello che pensiamo «anche se diverge dall’attuale posizione del Ministero degli Affari Esteri e del Governo Russo», conclude la lettera. Chi firma sa di mettere in gioco il proprio presente e futuro. Rischia arresto e imprigionamento. Non sappiamo quanti siano. Forse solo una manciata. Forse solo figure ormai accantonate come Andrei Kozyrev, ex-Ministro degli Esteri di Bori Eltsin, “liberale” messo all’indice dal regime, mentore di un Lavrov che ha fatto altre scelte. Ma l’esistenza stessa della lettera, che segue una presa di posizione contro la guerra cui ha aderito il fior fiore della scienza russa – circa 300 firme – rivela una profonda crisi di coscienza all’interno della società russa.

Vladimir Putin ne ha un inconfessato terrore. Per evitare che la crepa diventi una frattura seria e minacci il suo potere assoluto, vieta che la guerra si chiami guerra (“operazioni speciali”), continua a narcotizzare la popolazione con la televisione di Stato, imbavaglia la stampa, tacita i social media. Chi lo sfida su questo terreno come i firmatari dell’Mgimo e gli scienziati russi merita tutta la nostra ammirazione, non meno degli eroici ucraini in trincea. La battaglia decisiva per la democrazia in Europa, disse Vaclav Havel, si combatte sempre a Mosca.

LA STAMPA

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