Gentiloni: “Dalla crisi nasce la nuova Europa e sarà autonoma su energia e Difesa”
Il rischio di una stagflazione è reale?
«Ho
sentito diversi economisti parlarne, ma penso che al momento non sia una
valutazione appropriata. Un mese fa stimavamo una crescita del 4%.
Sappiamo che potrebbe rallentare, ma non azzerarsi. E poi eviterei le
classiche profezie che rischiano di autoavverarsi perché incrinano la
fiducia dei consumatori e degli investitori. Certo non possiamo tornare
alla situazione precedente e questa situazione avrà conseguenze sulle
nostre politiche di bilancio e su quelle per gli aiuti di Stato».
I governi saranno nuovamente più liberi di spendere, ma in
vista di un possibile rialzo dei tassi d’interesse il costo di
finanziamento dei Paesi ad alto debito come l’Italia non rischia di
diventare insostenibile?
«Sarà la Banca centrale europea ad
assumere le decisioni di politica monetaria e non spetta certo a me
parlarne. Giovedì la Bce si pronuncerà, le sue decisioni saranno
sicuramente sagge e basate sulle evidenze. Bisogna fare i conti con
un’inflazione destinata a durare, un’inflazione che non deriva da un
surriscaldamento dell’economia, ma da un incremento dei prezzi
dell’energia. Per quanto riguarda invece i governi e la Commissione,
dico che non è il momento di ridurre il tasso di ambizione. Abbiamo
lavorato in vista del vertice di Versailles (giovedì e venerdì, ndr) per
quantificare il bisogno di investimenti addizionali: 650 miliardi
l’anno solo per la transizione ecologica e digitale, alcune decine di
miliardi per quelli nella Difesa. Bisogna trovare un equilibrio per
tenere sotto controllo i conti, specie nei paesi ad alto debito, senza
intaccare la necessità di investimenti».
State esplorando nuovi strumenti di debito comune?
«Finora
abbiamo avuto due esperienze, una basata solo sui prestiti, Sure, che è
stata un grande successo. L’altra, il Next Generation EU, è ancora più
importante e il suo successo è una delle condizioni fondamentali per
poter immaginare ulteriori utilizzi. Non tanto una sua prosecuzione, ma
magari per utilizzare lo stesso metodo per altre sfide. Per arrivarci
ovviamente è necessario che ci sia un buon andamento dei piani
nazionali, soprattutto quelli di Italia e Spagna. In ogni caso per
trovare un’intesa a livello Ue bisogna partire dalle missioni e non
dalle emissioni: cosa ci serve? Che valore aggiunto possiamo dare? Il
vertice di Versailles sarà fondamentale per dare queste risposte».
La Commissione metterà delle proposte concrete sul tavolo già prima del summit?
«La
nostra proposta sulla riforma del Patto di Stabilità arriverà a
giugno-luglio, come previsto. C’è però la crisi del gas che sin qui ha
avuto un impatto fondamentalmente simmetrico. Abbiamo un problema legato
al prezzo dell’energia che è comune a tutti, ma se si passa da un
problema di prezzo a un problema legato alla disponibilità delle
forniture, allora l’impatto potrebbe essere asimmetrico, con il rischio
di aumentare le differenze tra gli Stati. Per questo stiamo lavorando a
riserve, stoccaggi, forniture alternative, senza escludere che a questo
si potrebbero aggiungere meccanismi di compensazione finanziati in
comune».
L’Ue punta molto sul gas naturale liquefatto come alternativa a quello russo, ma per l’Italia ci sono ostacoli legati all’assenza di rigassificatori: cosa si può fare per evitare di rimanere a secco dal prossimo inverno?
«Il problema della dipendenza dal gas russo è ben noto anche se non distribuito equamente tra gli Stati Ue. Per fronteggiarlo ci sono diverse strade. La prima prevede il ricorso a fonti energetiche che nella transizione erano in via d’abbandono, come il carbone. Per la Germania è più facile, ma per l’Italia no. Bisogna poi aumentare le riserve. La diversificazione delle fonti di approvvigionamento è una risposta nel breve periodo, ma la questione della rigassificazione è meno immediata, ci vogliono un paio di anni anche con le piattaforme mobili. È però una strada che si sta valutando. Infine bisogna spingere sulla transizione climatica: nel medio-lungo periodo è l’unico modo per ottenere la vera indipendenza energetica».
LA STAMPA
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