Bonomi attacca: “Giusto riformare il catasto”. Pescherecci già fermi per il caro carburante

Scintille sulla riforma del catasto tra Confindustria e Confedilizia. Sul tema, quantomai divisivo anche in seno al governo, ieri si è espresso il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi. «Il catasto non è congruo ed equo, è dell’800 e va rifatto», ha tagliato corto il presidente di viale dell’Astronomia, ricordando che la riforma rientra tra gli impegni presi con il Next Generation Eu in cambio dei fondi del Pnrr. «Non è vera né l’una né l’altra cosa. Ma se (Bonomi ndr) è favorevole avrà i suoi motivi», ha subito risposto con un tweet il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.

Il numero uno dell’associazione dei proprietari immobiliari non ha detto il falso. La delega fiscale è una riforma «di accompagnamento» e non è «abilitante» (cioè l’erogazione dei fondi non è subordinata alla sua implementazione). L’aggiornamento dei classamenti, inoltre, è stato effettuato negli anni scorsi da alcuni Comuni sulla base della manovra 2004, quindi non è tutto fermo da più di un secolo.

Bonomi, tuttavia, ha cercato di farsi interprete di un malessere della classe imprenditoriale, preoccupata per una ripresa ormai zoppicante e che vede la politica pensare ad altre priorità. «Non è vero che» con il nuovo catasto saliranno le tasse, «ci sarà un aumento fra 5 anni se il governo lo deciderà», ha sottolineato polemicamente a Mezz’ora in più. «Abbiamo problemi più importanti da affrontare», ha concluso.

Ecco perché, secondo il presidente degli industriali, il new deal di Draghi non può prescindere da una revisione dei tempi e degli obiettivi del Pnrr. L’invasione russa in Ucraina «mette a rischio» la crescita del pil italiano, che stava peraltro già rallentando a fine dello scorso anno per il problema dell’energia. Freno che ora si è «aggravato». Il caveat di Bonomi segue quello lanciato sabato dal centro studi della stessa Confindustria che vede un’altra frenata dell’attività industriale a febbraio (-0,3%). E plastica rappresentazione dei settori ormai allo stremo è la decisione dei pescherecci di non uscire in mare per tutta la settimana: sciopero generale perché il gasolio è troppo caro. «Il governo deve intervenire anche per contenere il costo dei carburanti che rischia di mettere in ginocchio settori strategici come pesca e agricoltura», ha commentato il leader leghista, Matteo Salvini, chiedendo a tutti i partiti di sostenere un emendamento ad hoc al dl Energia.

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