Oligarchi russi, Draghi spinge su altre sanzioni occidentali “tutti i paesi insieme”, ma il Regno Unito di Boris Johnson resta il paradiso-Londongrad

Jacopo Iacoboni

Parlando a Bruxelles accanto alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, Mario Draghi ha espresso il suo invito lasciando da parte per un momento l’italiano e mettendosi a parlare in inglese. In tutto il weekend appena trascorso, Palazzo Chigi ha impresso un deciso cambio di passo sulle sanzioni agli oligarchi, che è stato raccontato tappa per tappa su La Stampa, e sta portando il governo Draghi ad assumere un ruolo trainante sulle sanzioni ai cleptocrati legati al Cremlino.

Draghi ha riferito una cosa e fatto anche una promessa, «nei giorni scorsi il Comitato per la Sicurezza Finanziaria del Ministero dell’Economia ha approvato importanti provvedimenti di congelamento di beni nei confronti di oligarchi russi, che sono stati prontamente eseguiti e continueranno ad essere eseguiti nei prossimi giorni», e inviato: «Mi piacerebbe davvero che misure simili o analoghe venissero prese da tutti i nostri Paesi». Poi ha spiegato come tecnicamente sia possibile individuare almeno una parte delle ricchezze detenute dalla cleptocrazia legata al Cremlino, in Italia: «La Banca d’Italia – ha spiegato il premier – ha chiesto agli istituti di credito di comunicare le misure di congelamento applicate, e di fornire dettagli sui soggetti coinvolti e sul valore e la natura dei beni. Ringrazio il ministro dell’Economia, la Banca d’Italia, la Guardia di Finanza per l’eccellente lavoro fatto finora. E ora – conclude usando ancora una volta l’inglese, perché tutti capiscano – dobbiamo agire tutti noi, con rapidità, su questo punto».

I passaggi sono chiari: la spinta da Palazzo Chigi, il coinvolgimento di tutti gli uffici, l’ordine alle banche di fornire i dati, i controlli incrociati della Finanza, laddove (come accade spesso) beni e asset siano schermati dietro nomi di familiari, o shell companies offshore. E qui le parole del premier nascono da un problema effettivo. Se si esclude la Francia (che per prima ha sequestrato lo yacht del capo di Rosneft Igor Sechin, ma si è fermata per ora lì), e in misura minore la Germania (che ha bloccato, attraverso le autorità portuali di Amburgo, lo yacht di Alisher Usmanov – quello di Putin, “Graceful”, s’era mosso per tempo da Amburgo, per rifugiarsi a Kaliningrad), c’è in particolare un paese molto importante dell’occidente, il Regno Unito, che sta facendo poco o niente agli oligarchi: il Regno Unito di Boris Johnson.

Il primo ministro britannico stamattina ha ammesso che Putin sta intensificando l’aggressione in Ucraina, ma ha avvertito sul fatto che nel Regno Unito non ci deve essere una «caccia alle streghe» contro i cittadini russi mossa da pregiudizi anti-Mosca. BoJo è intervenuto per assicurare l’onorificenza di lord a Evgheny Lebedev (il figlio dell’oligarca Alexander) quando i servizi segreti pensavano che li rappresentasse una minaccia alla sicurezza nazionale? RIsposta di Johnson: «Questo è semplicemente non corretto. E ragionare così significa seguire l’agenda di Putin». «È russofobia», ha detto anche Johnson, secondo quanto riportato dal Sunday Times domenica 6 marzo. Il fatto è che le sanzioni Uk (per esempio ai fratelli Rotenberg e Sechin) sanzionano soggetti già sanzionati dal 2014: sono fumo negli occhi. Mentre altri restano totalmente fuori. Per esempio i banchieri Mikhail Fridman e Petr Aven (Alpha Group), E ovviamente Roman Abramovich, al quale è stato dato tutto il tempo di vendere (sottocosto) il Chelsea, dichiarando che darà i proventi alle vittime della guerra in Ucraina, ma senza subire sanzioni. Abramovich ha anche la cittadinanza portoghese (quindi di un paese Ue), e Lisbona ha appena aperto una inchiesta su presunta corruzione, nell’assegnazione di questa cittadinanza.

Fridman e Aven sono stati inseriti nella lista delle sanzioni dell’UE lunedì scorso, eppure non sono soggetti a sanzioni britanniche. Fridman è descritto dall’Ue come «un importante finanziatore russo e facilitatore (enabler) della cerchia ristretta di Putin». Aven come «uno dei più stretti oligarchi di Vladimir Putin, amico personale particolarmente intimo dell’amministratore delegato di Rosneft, Igor Sechin. Aven è uno dei circa 50 ricchi uomini d’affari russi che si incontrano regolarmente con Vladimir Putin al Cremlino». Niente su di loro, a Londongrad. Fridman, patrimonio di 11 miliardi di sterline, possiede in Uk Athlone House, una villa da 65 milioni di sterline a Highgate, a nord di Londra. Aven, patrimonio 5,5 miliardi di dollari, ha Ingliston House, vicino a Virginia Water, su 8,5 acri di terreno in una tenuta con accanto campo da golf di Wentworth (Aven è un collezionista con opere che vanno da Larionov a Goncharova e Kandinsky, per dirne solo alcuni). Non erano asset difficili da trovare. Non tutto è nascostissimo offshore. Ma Boris Johnson non li ha trovati.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.