Oligarchi russi, Draghi spinge su altre sanzioni occidentali “tutti i paesi insieme”, ma il Regno Unito di Boris Johnson resta il paradiso-Londongrad
Secondo Bloomberg l’Unione europea ha sanzionato fino a venerdì scorso 490 entità, il Canada 413, l’Australia 407, la Svizzera (sorprendentemente) 371, mentre mancano drammaticamente all’appello Giappone (40) e appunto il Regno Unito (16). Keir Starmer del Labour ha chiesto perché l’ex vice primo ministro russo Igor Shuvalov «possiede due appartamenti a non cinque minuti a piedi da questa Camera e non è nell’elenco delle sanzioni del Regno Unito? Anche perché, ha ricordato Starmer, Boris Johnson afferma che il Regno Unito «può sanzionare qualsiasi individuo collegato al regime di Putin».
Nel 2018, dopo l’avvelenamento di Skripal, Johnson promise sanzioni aggressive ai russi, ma da allora ciò che è avvenuto è altro: 92 golden visa, passaporti d’oro, a magnati russi. Mikhail Khodorkovsky, ex patron di Yukos che fu espropriata e rivenduta da Putin con aste finte che sancirono l’ascesa di Sechin e Abramovich (Khodorkovsky fu spedito in galera in Siberia), sostiene che «Putin può usare i soldi degli oligarchi, ecco perché le sanzioni contro gli oligarchi vicini a Putin devono essere totali».
Secondo le stime dell’economista Gabriel Zucman, che danni studia le cleptocrazie, il 60 per cento della ricchezza dello 0,01 per cento più ricco della Russia è detenuto offshore. Secondo Zucman, Filip Novokmet e Thomas Piketty, la dimensione della ricchezza offshore russa, pari a circa l’85% del reddito nazionale, è oltre tre volte superiore alle riserve estere ufficiali della Russia. «C’è tanta ricchezza finanziaria detenuta dai ricchi russi all’estero quanto quella detenuta dall’intera popolazione russa nella stessa Russia». Zucman, che per primo ha lanciato l’idea di un Registro internazionale degli oligarchi (raccolta da Draghi e sulla quale il premier italiano ha ormai convinto gli altri capi di governo del G7), sostiene però anche che oltre a questo occorre anche «un approccio più sistematico, diciamo di congelare tutte le partecipazioni offshore superiori a dieci milioni di dollari, una politica che interesserebbe da diecimila a ventimila russi, coloro che hanno maggiormente beneficiato del governo di Putin». Ma una cosa alla volta, e soprattutto, portandosi dietro anche il Regno Unito e Londongrad.
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