Trattare la pace tocca all’Europa
Massimo Cacciari
E’ un nudo dato di fatto in questa guerra chi sia l’aggressore e chi l’aggredito e dunque chi debba essere difeso e chi respinto. Altrettanto è un fatto che la banale rappresentazione di un fatto non spiega nulla e non dà alcuna soluzione. Tantomeno offre un aiuto efficace a chi subisce la violenza. Lasciamo perdere questioni di principio su guerre giuste e ingiuste. Le democrazie occidentali negli ultimi decenni, per non risalire troppo indietro nel tempo, hanno fornito ampia prova di quanto vaghe siano le loro idee a proposito. Restiamo alla tragedia oggi in atto, che ha cause remotissime e che nessuno o quasi sembra aver voglia oggi di ricordare. Fingiamo pure che l’Unione europea abbia svolto l’azione diplomatica e politica necessaria per cercare di disinnescarla nel corso dell’ultimo decennio in cui il conflitto tra Ucraina e Russia è sempre rimasto aperto. Raccontiamoci pure che in questa tragedia l’Europa non abbia dato la stessa prova di assenza di ogni politica estera e di sicurezza che di fronte a quelle medio-orientali. Fingiamo che il fatto dell’aggressione russa assolva tutti per precedenti errori e copra ogni peccato di omissione. Che fare? Questo è il tragico interrogativo di ora.
Sostenere la resistenza della nazione ucraina, certo. Con ogni mezzo, anche militare, anche con armi? Se si sostiene una parte in una guerra è logico che ciò avvenga. Non sta qui il problema. Il problema è sempre in quale prospettiva. La guerra è politica nella sua forma estrema, non semplicemente “far fuoco”. Ogni azione militare ha una sua logica o è destinata al fallimento. Dietro ogni cannone, ahimè, diceva un tale, ci sono idee. Allora, dietro alle armi che oggi vogliamo fornire alla resistenza ucraina c’è l’idea di farla durare il più a lungo possibile? C’è l’idea che essa possa vincere sul campo le armate russe (per questo l’URSS armava il Vietnam)? C’è l’idea di infliggere una sconfitta di portata epocale all’impero russo? Ammesso, e naturalmente non concesso, che simili follie alberghino nella mente di qualche stratega, saremmo allora disposti a vedere protrarsi nel tempo indefinitamente massacri e devastazioni? È interesse assoluto dell’Ucraina e deve essere il nostro che si ponga immediatamente fine alla guerra; per questo obbiettivo va utilizzato ogni mezzo, sanzioni o invio di armi che sia. Questo deve essere dichiarato e risultare chiaro allo stesso avversario.
Ciò significa che l’Europa deve saper offrire un tavolo per un accordo solidissimo tra Ucraina e Russia e dunque comprendere bene quali siano le richieste irrinunciabili di entrambe le parti. Già la chiara, forte espressione di questa esigenza da parte europea, con la presentazione di una delegazione a trattare di altissimo livello, presieduta magari da Angela Merkel, potrebbe portare al cessate il fuoco e alla possibilità di immediati ed efficaci interventi umanitari. Il passo successivo, il progressivo ritiro militare russo, potrebbe avvenire sulla base di un primo accordo in cui, a fronte del pieno riconoscimento da parte russa dell’integrità e sovranità dell’Ucraina, l’Occidente decide di allentare via via le pesantissime sanzioni. A questo punto si affronterebbe la questione decisiva della “collocazione” geo-politica dell’Ucraina. E se davvero si tratta, non si può trattare che con la Russia (a meno che non si tiri avanti con la guerra in attesa di una utopistica defenestrazione di Putin – ma ancora non lo si è capito che su certe questioni di ordine storico i grandi Paesi seguono nei secoli la stessa linea di condotta?). Europa e Usa sapranno agire con realismo? L’Ucraina, a maggior ragione dopo questa guerra, si muove verso Occidente per la forza delle cose. Accelerazioni sono pericolose quanto inutili. Così è accaduto anche con la Finlandia dopo la Seconda Guerra. Bisogna che questo inevitabile “movimento” avvenga sotto il segno economico e politico, non militare. L’Ucraina potrà, sostenuta da massicci interventi europei per la sua ricostruzione e il suo sviluppo, anche firmare un trattato di neutralità e riconoscere la sovranità russa sulla Crimea. Inaccettabile ovviamente ogni pura e semplice smilitarizzazione dell’Ucraina, ma possibile un accordo che escluda l’istallazione di armi strategiche e missili sul suo territorio (ci ricordiamo Cuba?). Altrettanto inaccettabile una messa fuori legge imposta da Mosca di partiti e movimenti di estrema destra, ma pienamente possibile un impegno costituzionalmente sancito per la difesa delle minoranze russe (senza un impegno contro tali movimenti e per questa difesa come sarebbe d’altra parte possibile il passo successivo, e cioè l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, con tempi e modalità che sarebbero oggetto di trattativa esclusivamente tra Ucraina e Ue?). L’alternativa? La guerra permanente inframezzata di armistizi o, peggio, l’occupazione russa.
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