A che punto è la guerra nelle città ucraine?



KHARKIV Rasa al suolo ma gli invasori non riescono a sfondare
a sfondare La prova che i russi non hanno affatto il pieno controllo di Kharkiv l’abbiamo trovata ieri alla stazione ferroviaria della capitale. Binario tre, ore 15,30, il treno Kiev-Kharkiv è pronto per partire con un grosso carico di aiuti umanitari per gli ucraini che ancora resistono. «I nostri soldati e volontari non si sono arresi. La città è assediata, ma il centro resta nelle nostre mani, le truppe russe non riescono ad avanzare. Tanto che di sicuro noi controlliamo la zona della stazione», dice Vadim, il capotreno. Il teatro di Kharkiv è una delle tante prove delle difficoltà incontrate dai russi. La seconda città del Paese (un milione e mezzo di abitanti) si trova nelle vicinanze alle postazioni russe nel Donbass. Dopo i bombardamenti che avevano devastato i quartieri civili e i palazzi attorno alla centralissima Piazza della Libertà, i russi avevano dichiarato vittoria già una settimana fa. Ma subito dopo emerse che la resistenza ucraina era rimasta attiva e pronta a riconquistare terreno. Da allora, i combattimenti rimangono serrati, costringendo i russi a distrarre forze dall’attacco sulla capitale. L’uccisione del generale Vitaly Gerasimov che comandava l’offensiva proprio nel settore di Kharkiv, annunciata ieri dagli ucraini e non confermata dai russi, mostra che qualcosa si sta inceppando nella macchina militare di Putin.


ODESSA Occhi puntati sul Mar Nero: quando arriverà lo sbarco?
«Ogni mattina gli abitanti di Odessa si svegliano e si chiedono quando sarà il loro turno». La perla del Mar Nero per il momento è stata risparmiata dai raid ma si sta fortificando in ogni modo, sapendo di essere nel mirino dello Zar. Putin vuole Odessa a tutti costi, solo così infatti può chiudere il corridoio che dalla Crimea arriva alla Transnistria. Circondata da tutti i lati, può essere attaccata da terra, dall’aria e dal mare. Davanti alle sue coste, nei giorni scorsi una nave estone è stata affondata e da giorni sostano navi da guerra capaci sia di colpire con i missili sia di riversare sulla costa unità da combattimento anfibie. Non solo. L’attacco può arrivare da Est, visto che i russi sono avanzati fino a Mikolayiv, a 130 km di distanza, ma può arrivare anche da Ovest, da parte delle forze russe dislocate nell’enclave separatista della Transnistria, verso la Moldavia. Sebbene la città sia stata fino a pochi mesi fa una delle meno nazionaliste, ora il sentimento anti russo prevale. Putin, dunque, potrebbe aver sottovalutato questo aspetto, illudendosi che la città si arrenda senza resistere. D’altro canto, la vendetta di Mosca nei confronti di Odesa (con una s sola come la chiamano gli ucraini) potrebbe essere furibonda, dato che qui vennero uccivi nel 2014 filo russi (M.Ser.)

MYKOLAIV L’argine tiene: navi affondate per non darle in mano nemica A Ovest della Crimea, dopo aver preso il controllo di Kherson, le truppe russe sembrano orientate ad aggirare la città di Mykolaiv da Nord e attraversare il fiume Bug per poi puntare direttamente su Odessa, che verrebbe così attaccata da due fronti nell’eventualità di un’operazione anfibia. Mykolaiv, centro di cantieri navali, dunque è l’apripista per Odessa. Ed è per questa ragione che è stata sottoposta nei giorni scorsi a pesanti bombardamenti.
Due giorni fa le forze armate ucraine hanno annunciato di aver respinto l’assalto e di aver ripreso il controllo dell’aeroporto sul quale è stata nuovamente issata la bandiera ucraina come mostrano i video circolati sui social network. Qui sono decine i soldati ucraini uccisi. Tra loro, anche il reporter Viktor Dudar, riservista richiamato al fronte, di cui ieri sono stati celebrati i funerali nella cattedrale di San Pietro e Paolo di Leopoli, città di cui era originario.
Nonostante Mykolaiv sia da giorni sotto attacco e il rumore delle sirene incessante, l’umore della popolazione regge. Tuttavia, si dice anche che l’ammiraglia della flotta navale del Paese, la Hetman Sahaidachny, che era in riparazione in uno dei cantieri della città sia stata affondata per evitare che cada nelle mani dei russi (M.Ser.)

KHERSON Occupata subito Ma gli abitanti protestano da 4 giorni
Dal 23 febbraio gli abitanti di Kherson vivono con i carri armati russi in casa. I soldati di Mosca sono entrati qui all’inizio dell’invasione. In un primo momento non hanno incontrato particolare resistenza. Ma poi le cose sono cambiate. Secondo le testimonianze che abbiamo raccolto, i militari russi di fatto non hanno il controllo della città. Hanno occupato sì gli edifici del potere, stabilito i check point e messo in sicurezza le armi, ma quasi nessuno riconosce la loro autorità, nonostante il timore di rappresaglie. I russi devono fare i conti con le manifestazioni pro Ucraina che da quattro giorni ormai vanno avanti. Ieri hanno iniziato una sorta di distribuzioni di aiuti umanitari contestata dalla popolazione locale. La speranza, ora, è che le forze di Kiev riescano a riprendere la città. Così su Telegram, quando la connessione funziona, le notizie rimbalzano, gli abitanti di Kherson cercano di darsi coraggio. I russi dicono di aver preso Radensk, a pochi chilometri da Kherson, dove ha sede una base militare ucraina ma la notizia non è confermata. «Ogni notte sentiamo circa sei o dieci esplosioni. Sembrano mortai. Non sappiamo chi sta bombardando chi», ha raccontato un residente alla Bbc. (M.Ser.)

MARIUPOL Bombe e fame, civili in trappola. Tra le vittime
la piccola Tanya

Mariupol, città martire, accerchiata e isolata dal mondo, bombardata e affamata, ancora ieri ha visto evaporare la speranza di un’evacuazione. Ad una settimana dall’inizio dell’assedio è il quarto giorno consecutivo che i comandi militari nemici si accordano per permettere ai bus di entrare in città con viveri e medicine e uscirne con una prima quota dei suoi 300/400mila abitanti rimasti. Ancora una volta i bus si sono messi in marcia per Mariupol quando i comandi ucraini hanno dato l’allarme per bombardamenti russi che rompevano il cessate-il-fuoco. Si riproverà domani.
La città è sfinita. Anche le fognature hanno smesso di funzionare. Non c’è acqua né riscaldamento. Il sindaco ha fatto sapere che le bombe russe hanno fatto crollare un palazzo. Sotto le macerie sono rimaste una donna e sua figlia. La mamma è morta sul colpo, Tanya, sei anni, è sopravvissuta al crollo, ma i soccorritori non sono arrivati in tempo anche a causa dei continui combattimenti. La bimba sarebbe morta di sete. «Non sappiamo quanto tempo sia rimasta sotto le macerie. Quanto ha sofferto. Ma negli ultimi minuti della sua vita era sola, disperata e tanto assetata» ha scritto il sindaco Vadym Boychenko. La tragedia di Tanya è stata ricordata anche dal presidente Zelensky nel suo discorso serale. (A.Ni.)

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