Guerra Russia-Ucraina e chip: transizione ecologica a rischio
di Milena Gabanelli e Massimo Sideri
Pochi giorni prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia (qui le ultime notizie in diretta), la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva ottenuto l’approvazione del cosiddetto «Chip Act»: un investimento tra i 43 e i 45 miliardi di euro per la produzione di semiconduttori in Europa. «Si tratta di 15 miliardi di investimenti pubblici e privati aggiuntivi entro il 2030, oltre ai 30 miliardi già previsti da Next Generation Eu, da Horizon Europe e dai bilanci nazionali», aveva spiegato la von der Leyen. «L’Eu Chip Act cambierà le regole del gioco», aveva concluso con toni euforici. Ma in pochi giorni le priorità del mondo – e non solo dei Paesi europei – sono cambiate. Con l’aggressione di Putin all’Ucraina è scoppiata una guerra «in Europa». I mercati sono stati investiti dall’incertezza. Si profila la crisi energetica, vista la nostra dipendenza dal gas russo, e l’aumento dell’inflazione. Dunque: ha ancora senso spendere tanto denaro pubblico per dei chip? Vediamo.
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