Salvini contestato in Polonia da un sindaco: condanni Putin. Lui: io qui contro la guerra

Antonio Bravetti

Sbeffeggiato a una decina di chilometri dal confine ucraino da un sindaco polacco di destra. Finisce male la missione umanitaria di Matteo Salvini in Polonia. «Io non la ricevo- si è sentito dire dal primo cittadino di Przemyśl, dove arrivano i treni da Leopoli carichi di profughi- venga al confine a vedere cosa sta facendo il suo amico Putin e lo condanni». Wojciech Bakun, esponente del partito populista Kukiz’ 15, euroscettico e conservatore, non è uno di sinistra. Davanti a telecamere e taccuini, ha lestamente tirato fuori dal giaccone mimetico un regalo per l’ospite italiano: una maglietta con l’immagine di Vladimir Putin e la scritta “Armata russa”.

Il segretario della Lega, spaesato davanti alla reprimenda in polacco, ovviamente non ha gradito. Bianca, con l’immagine del presidente russo in nero, la maglietta è la stessa con cui Salvini posava sorridente davanti al Cremlino. Erano i tempi in cui mercanteggiava sui social: «Cedo due Mattarella per mezzo Putin». I polacchi hanno dimostrato di non avere memoria corta. «Salvini eviti pagliacciate e torni a casa», lo attaccava intanto dall’Italia Matteo Renzi. È stato il sindaco a invitare Salvini, precisava lo staff in serata, e lui «ha accettato per educazione e garbo istituzionale». Mal gliene incolse.

In Polonia il segretario delle Lega è arrivato con “Ripartiamo”, una onlus la cui «mission è organizzare eventi, spettacoli e manifestazioni culturali che rappresentino occasioni di arricchimento per l’intera comunità; sviluppare il dialogo e il confronto tra tutti i cittadini attorno ai valori dell’amicizia e della solidarietà». Fa parte di View Point Strategy, «agenzia internazionale di comunicazione», fondata nel 2015 da Francesca Immacolata Chaouqui, finita sette anni fa nello scandalo di Vatileaks 2.

«Sogno una marcia della pace in Ucraina- diceva Salvini la settimana scorsa- un’invasione pacifica per frapporsi fra il popolo e le bombe». Spiegava di aver contattato Caritas e Sant’Egidio per la pianificazione del viaggio. «Mai sentito», ribattevano loro. Per organizzare la due giorni polacca spuntano allora Ripartiamo e la View Point Strategy, «specializzata nella creazione di strategie di comunicazione». E così lunedì il segretario della Lega vola a Varsavia. «Non sarà diffuso alcun programma né verranno forniti altri dettagli», spiegava il suo staff. Basso profilo. È durato poco. Poi, tutto documentato e diffuso. Foto, video, social. Tranne l’incidente di Przemyśl. «Non ci interessa la polemica della sinistra italiana o polacca, siamo qui per aiutare chi scappa dalla guerra». È il Salvini pacifista, nuovo look. Il lifting non cancella però l’accordo con Russia Unita di Putin. Sottoscritto il 6 marzo 2017, mai disdetto, tre giorni fa si sarebbe rinnovato automaticamente per altri cinque anni. «Non è mai entrato in vigore- precisano dalla Lega- e comunque era sottoscritto dalla Lega Nord. Oggi siamo Lega Salvini premier, un altro soggetto».

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