Il discorso di Putin alla nazione, adunata allo stadio di Mosca
Il presidente allo stadio «Luzniki»: «Kiev stava organizzando da tempo spedizioni punitive e attacchi militari contro il Donbass. Questo è un genocidio. Fermare tutto ciò era l’unico obiettivo dell’operazione. Attueremo i nostri piani». Poi cita la Bibbia
«Per puro caso, l’inizio dell’operazione speciale in Ucraina è stato il giorno del compleanno di…». L’unica novità è stata l’improvvisa interruzione del discorso di Vladimir Putin, tagliato dalla Tv di Stato russa mentre stava pronunciando questa frase, con stacco immediato su due cantanti che hanno ripreso a intonare inni patriottici per celebrare gli otto anni dell’annessione della Crimea, avvenuta nel 2014. Qualcosa di strano è accaduto. Lo dimostra anche l’intervento immediato di Dmitrij Peskov, il portavoce del presidente, che ha parlato di una “guasto tecnico”, ipotesi che non ha certo allontanato i sospetti su un possibile attacco hacker.
Quello andato in scena allo stadio Luzniki di Mosca, che tre anni fa ospitò la finale dei Mondiali di calcio, è stato il classico esempio di Puting, neologismo che fonde il nome del presidente alla parola meeting, inventato nel 2017 dai sostenitori di Alexis Navalny per definire gli eventi a favore del Cremlino. L’utilizzo di un’arena così ampia e di una scenografia così sfarzosa sembra già un segnale preciso dell’intenzione di andare avanti con la guerra. E nonostante sui canali Telegram della propaganda di governo fosse stato annunciato che Putin avrebbe fatto dichiarazioni importanti, l’attesa occidentale per eventuali novità è andata delusa.
Avanti così che va tutto bene, potrebbe essere il riassunto del discorso del presidente, che dal 2019 non appariva di persona a una manifestazione di tale portata. Putin è sembrato in buona forma. Al centro del palco con un look `made in Italy´, maglione a collo alto color crema e parka di colore blu di Loro Piana da un milione e mezzo di rubli ( circa 12 mila euro). Ha parlato a braccio. Per dire le solite cose e tessere l’elogio dei soldati russi impegnati in Ucraina, anche con annessa citazione delle parole di Gesù, forse l’unico inedito di giornata. «Non c’è amore più grande che dare la propria anima per gli amici» ha esordito, parafrasando un passo del Vangelo di Giovanni per parlare del sacrificio dei soldati al fronte. «I nostri ragazzi si proteggono l’un altro in battaglia, offrendo il loro corpo a protezione del compagno. Loro sono il simbolo del fatto che non siamo mai stati uniti come lo siamo oggi». Due giorni fa, nel discorso sui traditori della patria da schiacciare come moscerini.
Ma poi ha proseguito seguendo un canovaccio ormai abituale, quasi un riassunto delle puntate precedenti. «Kiev stava organizzando da tempo spedizioni punitive e attacchi militari contro il Donbass. Questo è davvero un genocidio. Fermare tutto ciò era l’unico obiettivo dell’operazione speciale. Abbiamo fatto risorgere la Crimea, che era un territorio abbandonato dagli ucraini. L’abbiamo fatto grazie ai suoi abitanti, che venivano umiliati di continuo e fanno parte del nostro popolo. Sono loro che hanno fatto la scelta giusta, ponendo un ostacolo al nazionalismo e al nazismo che invece continua ad essere presente nel Donbass, con operazioni punitive contro la popolazione. I nostri fratelli russi sono stati vittime anche di attacchi aerei. Questo è l’esempio di quello che noi chiamiamo genocidio. Evitarlo è l’obiettivo della nostra operazione militare, e vi assicuro che attueremo tutti i piani».
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