Lotta al Covid: ora è allarme Omicron 2

Grazia Longo

ROMA. L’imperativo categorico di virologi ed esperti è non abbassare la guardia. Proprio in concomitanza con la fine della fase di emergenza, il 31 marzo, si scopre che la variante Omicron 2 ha un tasso di contagiosità elevatissimo. Fenomeno che, unito all’allentamento delle misure restrittive e al fatto che 4,5 milioni di italiani non sono vaccinati e altri 7 milioni non hanno fatto la terza dose, non fa sperare in nulla di buono. Anzi, in molti sono già pronti a scommettere che ci sarà bisogno di nuove misure di contenimento, perché l’allerta Omicron 2 è davvero alta.

Il presidente della Fondazione Gimbe, il dottor Nino Cartabellotta, ipotizza per la fine del mese una risalita della curva dei contagi «fino a 120-150 mila casi al giorno. Nelle ultime due settimane Omicron 2 è salita al 44% e purtroppo anche per chi è vaccinato la copertura declina velocemente, dopo 3 mesi. Il vaccino tutela così dalla malattia grave ma non dal contagio, per cui anche se immunizzati si è protetti dal 40 al 65%». Al momento, le regioni in cui Omicron 2 è più diffusa sono quelle del Centro-Sud, «ma presto potrebbe estendersi al Centro-Nord, con conseguenze anche sull’ospedalizzazione perché quando salgono i numeri dei malati, lievitano inevitabilmente anche i ricoveri. Basti pensare che questi ultimi il 12 marzo scorso erano 8.234 e ora sono 8.319. Pochi numeri di differenza ma che danno il senso del trend».

È in allarme anche il professor Fabrizio Pregliasco, virologo, direttore sanitario dell’Istituto ortopedico Galeazzi: «I contagi continueranno a salire e tra una decina di giorni dovremo valutare gli effetti anche sulla mortalità. L’elevata contagiosità di Omicron 2 va di pari passo all’allentamento delle misure restrittive. Mi rendo conto che si tratta di scelte politiche, adottate un po’ da tutti gli Stati, perché la gente non ce la fa più a vivere nell’emergenza, ma non siamo ancora pronti per la fase del “liberi tutti”». L’input del professore è quello di «tenere ancora alta l’attenzione: è come quando apriamo il rubinetto dell’acqua calda, non possiamo aprirlo tutto in un colpo perché altrimenti rischiamo di scottarci. E con il Covid è la stessa cosa: non possiamo pensare di poterlo archiviare di botto». Per questo motivo è prevedibile ipotizzare «una nuova fase di restrizioni. Dobbiamo essere pronti a modificare di nuovo le abitudini, è possibile che in futuro ci siano oscillazioni di nuove restrizioni». Pregliasco punta, infine, il dito contro chi non vuole sottoporsi alla terza dose: «Molti sono convinti che ne bastino due, ma non è così. Occorre fare la dose booster. Tra l’altro c’è anche il rischio di contrarre un secondo contagio. Il 5% degli italiani si ammala di Covid due volte: si stanno riscontrando molti casi di giovani non vaccinati che prima hanno avuto la variante Delta e ora la Omicron. Per fortuna al momento la situazione nelle terapie intensive è relativamente tranquilla e i ricoveri sono stabili».

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