Il punto di Andrea Margelletti: “Putin vuole una guerra medievale e a Kiev ora il pane è più importante dei missili”
Emanuela Minucci
Professor Margelletti, è un’altra giornata di orrore per l’Ucraina. Donne stuprate, bombe sugli ospizi e pure l’ombra delle deportazioni in Russia…
«Ricorda quando parlammo dell’arrivo dei macellai di Aleppo e delle truppe cecene? Purtroppo allora il quadro era già chiaro: questi mercenari avrebbero applicato metodi medievali a una guerra che ha come unico obiettivo quello di sterminare un popolo e suscitare l’orrore del mondo. Siriani e ceceni sono capaci solo delle violenze più turpi, anche perché non sono addestrati per fare la guerra. E il loro impiego sistematico significa che la Russia vuole la più orribile guerra possibile».
Il dato nuovo di ieri riguarda le deportazioni di cui danno notizia gli Stati Uniti…
«Che
fosse in atto un processo di russificazione dei territori già
conquistati lo avevamo già detto. Per quanto riguarda le deportazioni,
l’idea nasce con l’obiettivo di fare sparire i morti. Anche se non credo
che i russi siano attrezzati per questo genere di impresa. Ci vorrà
ancora qualche ora per capire che cosa stanno sul serio facendo. Il
problema adesso comincia a essere la fame. A Kiev il pane è diventato
più importante dei missili».
Zelensky ha detto che è disponibile al negoziato, ma che se
questo non andrà in porto l’alternativa è soltanto la terza guerra
mondiale.
«Da tempo Zelenky chiede a Putin di negoziare. Il
problema è che per negoziare bisogna essere in due. E la Russia invece
vuole solo la resa totale. Per quanto riguarda la terza guerra mondiale
può solo deciderla la Nato non il leader dell’Ucraina. Ogni giorno,
però, è evidente che la prospettiva diventa drammaticamente più
credibile».
E la missione umanitaria della Nato? L’ipotesi creare zone di tregue localizzate per consentire la salvezza della popolazione? Ci sarà considerata questa escalation di orrore?
«Si sta lavorando in ogni direzione per fermare questo assassino. Putin per ora va avanti, lento, ma inesorabile. E non si illuda chi spera in uno scollamento fra lo zar e il suo Paese. Gli oligarchi stanno con lui, e il dissenso non cresce di pari passo con le violenze da lui ordinate».
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