Brexit e resistenza, la gaffe di Boris

di Beppe Severgnini

Sono i giorni delle analogie sbagliate e degli accostamenti approssimativi, vecchi trucchi della retorica politica

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Boris Johnson in un’illustrazione di Guido Rosa

«So che l’istinto del popolo di questo Paese, la Gran Bretagna, è come quello del popolo dell’Ucraina: scegliere la libertà, ogni volta. Posso darvi un paio di esempi. Quando il popolo britannico ha votato per Brexit in gran numero, non era certo per ostilità verso i forestieri. Era perché voleva essere libero di fare le cose diversamente, e governarsi da solo».

Paragonare Brexit alla resistenza ucraina, mettere sullo stesso piano Unione Europea e Russia?! Opinione sconcertante. Chi l’ha pronunciata? Un provocatore durante un dibattito televisivo? Un attore? Un anziano signore all’uscita dal pub, dove s’era trattenuto a lungo? No: la frase è di Boris Johnson. L’ha pronunciata sabato, durante l’intervento al congresso di primavera del partito conservatore, a Blackpool.

L’uscita ha provocato irritazione e incredulità nel Regno Unito e oltre. Anche perché il primo ministro britannico è perfettamente consapevole della gravità del momento, ed è stato tra i più rapidi e decisi nel reagire all’aggressione di Putin. Come ha potuto lanciarsi in un paragone simile? Risposta: desideroso di compiacere il pubblico, non ha riflettuto prima di aprir bocca.

Non accade solo ai primi ministri; accade dovunque, continuamente. Sono i giorni delle analogie sbagliate, dei paragoni pericolosi, degli accostamenti approssimativi, dei sillogismi avventurosi. Talvolta è complice l’emozione; spesso, la passione; talvolta, la malafede. Paragonare l’imparagonabile non è una novità; anzi, è un vecchio trucco della politica. Ma in questi tempi ansiosi l’artificio retorico fiorisce ovunque: nei luoghi di lavoro e nelle conversazioni, sui social e in televisione.

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