Gas russo, perché l’Italia e l’Europa non ne possono fare a meno

Insomma, sarebbe stato naturale cercare strade alternative per sostenere il nostro fabbisogno energetico e, invece, l’Europa ha aumentato la sua dipendenza dalla Russia. Ma se Mosca decidesse di chiudere i rubinetti, gli effetti non sarebbero uguali per tutti.

 Gas russo, perché l’Italia e l’Europa non ne possono fare a meno
Germania e Italia i Paesi più a rischio

Come hanno evidenziato Milena Gabanelli e Stefano Agnoli, Danimarca, Regno Unito, Belgio, Spagna, Portogallo potrebbero non risentire di un taglio delle forniture deciso da Mosca. E se i Paesi dell’Est avrebbero problemi a spostarsi su fonti alternative, essendo quasi totalmente dipendenti dall’import dalla Russia, per la Francia che ha puntato sul nucleare la dipendenza dal gas russo è molto bassa (meno di 8 miliardi di metri cubi, il 17% dell’import). E infatti il presidente Emmanuel Macron ha dichiarato che il suo Paese potrebbe essere la prima grande nazione a uscire dalla dipendenza da gas e petrolio, costruendo sei nuovi reattori nucleari e 50 parchi eolici in mare entro il 2050. Insomma, se Mosca chiudesse i rubinetti, a pagare il prezzo più alto in assoluto sarebbero Germania e Italia (la prima dipende per 43 miliardi di metri cubi equivalenti al 51% del suo import, la seconda per 29 miliardi di metri cubi, ovvero il 40% del gas totale che importa).

 Gas russo, perché l’Italia e l’Europa non ne possono fare a meno
Azzerare l’import russo entro il 2024?

E’ dunque evidente che è impossibile sostituire dalla sera alla mattina 155 miliardi di metri cubi di gas. Anche se il ministro degli esteri Luigi Di Maio, ospite il 13 marzo del programma Mezz’ora in più condotto da Lucia Annunziata, si è detto certo che “in due mesi riusciremo a dimezzare la dipendenza dal gas russo, e non saremo più soggetti ad eventuali nuovi ricatti”. Questo, grazie al fatto che “l’Italia sta costruendo nuove partnership, in particolare con Algeria, Angola, Qatar e Congo: in questi Paesi abbiamo la disponibilità delle autorità locali ad aumentare le quantità di gas che importiamo”. In realtà, l’obiettivo espresso da Draghi nell’incontro con Ursola von der Leyen a Bruxelles, il 7 marzo scorso, è quello di azzerare le nostre importazioni entro due anni. Un obiettivo che sembra davvero ambizioso. Soprattutto se confrontato con quello della Francia che, messa come detto decisamente meglio di noi, ha dichiarato, per bocca del primo ministro Jean Castex, la fine alle sue importazioni di gas e petrolio russo entro il 2027, ovvero un orizzonte temporale che è il doppio di quello auspicato dall’Italia.

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