Guerra Russia-Ucraina, Amelia e il canto infinito
Amelia è scappata da Kiev e dall’Ucraina all’inizio del mese. I suoi genitori avevano una compagnia di medicinali e sono rimasti a fare i volontari. L’hanno affidata a Misha, che ha 14 anni ed è un fratello protettivo. E alla nonna, che ha il compito di portarli in salvo e non tornare finché non sarà pace.
«Non so dove siano i miei genitori, sono sicura che sono rimasti a Kiev – dice la bambina all’intervistatrice della tv polacca mentre dondola le gambe su una poltroncina troppo alta per lei – mi mancano tantissimo, ma sono sicura che li ritroverò. Perché sono i miei genitori». Le chiedono cos’è che prova, cos’è che vuole. E lei dice una cosa molto semplice: «La Polonia mi piace moltissimo e adesso ho solo un grande sogno: il mio grandissimo sogno è che torni la pace in Ucraina. Tutte le persone sarebbero felici e potrebbero tornare a fare quel che hanno sempre fatto nelle loro case. A dormire nei loro letti».
Sei giorni fa, alla Bbc, con accanto la nonna che vigila affinché non le facciano domande insopportabili per una bambina di sette anni, Amelia ha detto che vivere nel rifugio era «normale». E poi: «C’era tanti bambini, c’era anche il mio compagno di classe Artyom». Ha ringraziato chi l’ha vista sui social, chi ha apprezzato la sua versione di Frozen. «Mi esercito a cantare mattina, pomeriggio e sera – ha detto – .Faccio le prove, per questo è venuta bene».
L’ha ascoltata anche Tina Karol’, la cantante ucraina – finalista all’Eurovision nel 2006 – che l’ha voluta al concerto di beneficenza insieme a lei. Ha raccontato il loro incontro, ha detto – Tina – che è «molto molto difficile guardare un bambino sopravvissuto alla guerra abituarsi nuovamente a cose che il resto del mondo (gran parte del mondo, quello che oggi non è interessato direttamente da un conflitto, si intende) spesso dà per scontate. Come ad esempio poter indossare vestiti puliti». E poi: «Eravamo in macchina, stavamo andando al concerto e Amelia mi ha chiesto: «Cos’è il destino?». Ho risposto che è la storia di ognuno di noi, che ognuno, con la sua calligrafia, scrive il proprio destino». Amelia ci ha pensato un po’. Poi ha detto seria: «Scriverò che voglio essere viva».
LA STAMPA
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