Ucraina, Zelensky parla a Montecitorio: scontro aperto sugli assenti
Federico Capurso
Chissà se questa mattina il presidente ucraino Volodymir Zelensky, che alle 11 interverrà in collegamento video alla Camera dei deputati, verrà anche informato di quanti parlamentari italiani hanno deciso di disertare l’Aula e delle mille sfumature che può assumere un rifiuto. C’è chi parteggia apertamente per i russi, come la senatrice Bianca Laura Granato, e chi invece ha altri impegni. In molti sollevano «perplessità» del più vario genere, ma sempre per dire di no, mentre altri si dicono ancora indecisi. E ci sono poi quelli che nel Palazzo sono stati ribattezzati «i nenné» (con un evidente riferimento al bambinesco lamento «gnè-gnè»), perché non vogliono schierarsi né con la Nato, né con Putin. Ma in questo modo – pungono dal Pd – non fanno altro che dare una mano a Mosca, isolando la posizione di chi è stato invaso.
I parlamentari assenti o indecisi vengono soprattutto dal calderone del gruppo Misto e Giuseppe Conte, scorrendo i loro nomi, può tirare un sospiro di sollievo perché gran parte di loro sono ex Cinque stelle espulsi o usciti per protesta negli anni. Per Carlo Calenda è come se non se ne fossero mai andati: «Lo spettacolo che sta dando il M5S è indecoroso – twitta –. Noi di Azione restiamo alla larga dai sostenitori dell’equidistanza». Ma anche nel Pd, tra i Dem renziani, si punta il dito contro il «gruppo di parlamentari, tra Lega e M5S», che non parteciperà: «La stessa cosa farà mercoledì in Francia Marine Le Pen – li sferza il senatore Andrea Marcucci -. Ogni commento sulla matrice politica di tali assenze sarebbe superfluo».
Il passato grillino, in effetti, accomuna molti di loro. Quasi tutti. Il maggiore imbarazzo l’avrebbe però provocato la senatrice Bianca Laura Granato, cacciata un anno fa, che ieri si è detta convinta: «Putin sta conducendo una battaglia per tutti noi. A Putin dico: “Uniamo le forze per sconfiggere insieme l’agenda globalista”». Granato vorrebbe che venisse invitato a parlare alla Camera anche il presidente russo, come sosteneva giorni fa il deputato Garbiele Lorenzoni, lui sì, ancora M5S. Lorenzoni però non è sicuro di disertare l’Aula. Forse ci sarà, forse no, ma è il motivo della sua possibile assenza ad assumere i contorni del grottesco: è iscritto all’università Luiss, dove sta prendendo un master in materie economico finanziarie, e non vorrebbe togliere tempo allo studio perché – viene spiegato a La Stampa – a breve dovrà sostenere un esame. L’altra Cinque stele assente sarà la deputata Enrica Segneri, che a La Stampa aveva detto di non essere d’accordo con la «sovraesposizione del Parlamento italiano». La pensa allo stesso modo un altro ex M5S, Emanuele Dessì, transitato nel Partito comunista, che invoca «la necessità di essere neutrali. Se si vuole la pace, non ci si può schierare». Assicura però – di fronte alle critiche piovute sui «nenné» – di non parteggiare per Putin. Anzi, ne ha per tutti: «Gli ucraini hanno Zelensky, noi Draghi, i russi Putin. Facciamo a gara a chi sta peggio».
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