Kiev, adesso scatta la guerra dei viveri
Francesco Semprini
Dall’inviato a Kiev. Riorganizzare le forze in campo in vista di una nuova offensiva sulla capitale, intensificando i bombardamenti su punti nevralgici al fine di sottrarre linfa vitale alla resistenza di Kiev. Così Mosca tenta di chiudere la partita con l’Ucraina, alla luce dello stallo che vede, dopo venticinque giorni di conflitto, le forze di Vladimir Putin arginate fuori dal perimetro urbano. Ed è per questo che nella notte tra domenica e lunedì l’armata russa ha preso di mira il centro commerciale di Retroville, nella zona di Podil e alle spalle del quartiere dormitorio di Vinogradar, causando la distruzione della parte dedicata alle attività ricreative, ovvero piscina, palestra e campi da gioco. Il bilancio è di almeno sei morti sebbene alcune fonti parlino di dieci vittime e di diversi feriti. Si tratta, sembra, di personale messo a guardia del centro commerciale.
L’attacco sarebbe stato sferrato con due missili, il secondo però è stato intercettato dalla contraerea ucraina. Podil non è nuova a raid letali, se ne sono succeduti almeno tre negli ultimi cinque giorni, tutti con conseguenze devastanti per condomini, scuole e strutture ricreative. Si tratta di un’area residenziale che, a occhio, non sembra ospitare nessuna postazione strategica.
Secondo fonti militari ucraine, l’interesse dell’armata di Putin per il centro commerciale sarebbe nato dal suo utilizzo come hub di smistamento di materiale di sussistenza e generi di prima necessità destinati non solo agli sfollati, ma anche ai militari al fronte, in particolare quello Ovest e Nord, i più combattuti del conflitto di Kiev. Per il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov, nei seminterrati di Retroville ci sarebbe stato invece molto di più, ovvero una batteria di sistemi multipli di lanciamissili e un deposito di munizioni. «Nascondendosi dietro i quartieri di abitazione nel sobborgo di Kiev di Vinogradar, le unità nazionaliste ucraine hanno condotto per diversi giorni il fuoco di missili lanciatori multipli contro i militari russi», afferma Konashenkov. L’affermazione appare tuttavia da verificare, perché se corrispondesse al vero gli effetti della deflagrazione sarebbero stati ben più devastanti di quelli già molto gravi procurati dal missile russo.
«C’è stata un’esplosione assordante e ho visto un bagliore rosso. Il nostro appartamento tremava sembrava un terremoto, mi sono messa sotto al tavolo della cucina con mio marito, poi siamo scesi di corsa nel bunker», racconta Alina che a Podil vive da cinque anni. Anna invece vive a Vinogradar ed è venuta a controllare i danni riportati dall’alloggio della cugina Olga: «Anche da noi il boato è stato spaventoso, la mia bimba si è svegliata nel cuore della notte piangendo».
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