Renzi: “La reazione a Putin va calibrata, nessuno scherzi con l’atomica”
Lei sostiene che l’Ue deve acquisire un ruolo di guida sul
fronte diplomatico con un mediatore di alto profilo come Merkel o Prodi.
Ma da un mese se ne parla e non si muove niente in tal senso. Perché?
«Io
dal 24 febbraio dico che l’Europa fa bene a inasprire le sanzioni ma
deve dare una chance alla pace. E per farlo serve la diplomazia. Ci sono
presunti statisti in miniatura che pensano che la diplomazia vada bene
solo in tempo di pace. Ma questo serve per chi pensa agli ambasciatori
come personaggi da tartine e Ferrero Rocher: la diplomazia serve proprio
nei momenti di rottura. Serve ad evitare il peggio. I russi sono
colpevoli di un’aggressione, ma proprio per questo bisogna parlare con
loro. Ci stanno provando israeliani, cinesi, turchi: deve farlo anche la
vecchia Europa. Secondo me la Merkel è la più adatta ma una figura come
Prodi va benissimo: conosce bene la Russia, ha lavorato con alcuni
governi della regione, ha guidato l’Europa. Si scelga Angela, si scelga
Romano, l’importante è che si muova l’Europa».
La resistenza eroica degli ucraini può innescare una reazione
estrema di Putin che lo porti a usare armi nucleari di bassa intensità?
«Spero
di no. L’escalation va fermata. Nei fatti, ma anche nelle parole. Già
il fatto che si paventi l’ipotesi delle armi nucleari dice molto della
drammaticità del momento storico che stiamo vivendo: non è più un tabù
anche solo parlarne e questo è una sconfitta per tutti».
Vede qualche effetto tangibile delle sanzioni occidentali o
si è calcolata poco la capacità di resilienza dei russi, forse abituati a
sopportare privazioni e propaganda di regime?
«Purtroppo,
la narrazione di una Russia piegata dal sequestro degli yacht degli
oligarchi fa bene per chi studia la politica estera su Twitter. Putin
non è umorale: è immorale, semmai, ma ha una strategia. Sta provando a
imporre un nuovo ordine mondiale, guardando a Cina, India e Africa.
L’Europa ha un problema demografico non banale e conta sempre meno. I
russi sanno resistere più di quanto una certa stampa occidentale abbia
immaginato. L’Ucraina era un ponte, diceva Kissinger, ora è un baratro:
ci vorranno decenni per recuperare ciò che si è distrutto in queste
settimane».
Come valuta la reazione europea e l’iniziale ricompattamento
su temi delicatissimi come la difesa e l’energia comune? Da questo choc
possono emergere opportunità storiche per il progresso europeo?
«Ora
o mai più. L’Europa cresce con le crisi e lo abbiamo visto col Covid,
lo vediamo sui temi migratori, energetici, economici. E anche – spero –
su quello di un esercito comune».
Oltre a Zelensky, chi ha dato prova di leadership sul campo in questo frangente?
«Macron su tutti. E spero che tra un mese i francesi gliene rendano merito rieleggendolo presidente».
Letta ha posizionato il Pd su una linea molto netta pro-Ucraina. I punti di distanza tra voi e i dem ormai si assottigliano?
«Ho apprezzato la posizione di Letta sull’Europa e anche la sua marcia indietro rispetto a qualche tweet precipitoso di è qualche settimana fa sul gas e l’energia. Col Pd nazionale va meglio di prima e molto meglio di come va col PD sui territori. Però le dico la verità: non riesco ad appassionarmi al dibattito politico interno. Da un lato c’è un disastro umanitario di bambini, donne e profughi con le bimbe, nel cuore dell’Europa. Dall’altro c’è un disastro geopolitico che interpella la Nato e l’Occidente su una sfida nuova. Sono temi che in questa fase mi interessano di più del rapporto tra PD e IV. Ed essendo cresciuto alla stessa scuola sono certo che sia così anche per Letta».
LA STAMPA
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