Il grande freddo di Conte e Salvini
Marcello Sorgi
Sotto gli occhi di Zelensky (che forse non se n’è accorto) e di Draghi, che aveva appena confermato le promesse di aiuti militari (forniture di armi) e diplomatici (accelerazione del processo di integrazione dell’Ucraina nell’Unione europea), la maggioranza che meno di due settimane fa aveva appoggiato il governo su questa linea, ottenendo a sorpresa il sostegno anche dell’opposizione di Fratelli d’Italia, s’è divisa, con Salvini e Conte che frenano e il leader dei 5 stelle che sta ventilando una mozione al Senato per fermare l’aumento delle spese per armamenti.
Così che si potrebbe quasi dire che nella giornata carica di emozione in cui il Parlamento ha sentito dalla viva voce del presidente ucraino la tragica descrizione delle conseguenze dell’invasione russa – bambini uccisi, città rase al suolo come Mariupol, paragonata a Genova, un Paese distrutto – all’ombra della più grave crisi internazionale degli ultimi anni e alla vigilia del vertice europeo con la partecipazione di Biden, in Italia è rinata, o sta provando a rinascere, la vecchia alleanza gialloverde che governò, con risultati assai mediocri e con un’evidente intenzione di spostare l’asse della collocazione internazionale dell’Italia, nel primo anno di legislatura. Salvini, rispetto a Conte, è stato più cauto: ha ammantato di pacifismo, mettendosi all’ombra del Papa, le riserve della Lega sulle posizioni del governo che in Parlamento la Lega aveva già approvato. Conte invece – evidentemente spinto dal Movimento 5 Stelle in ebollizione, vistosamente assente a Montecitorio e alle prese con il caso del presidente della commissione Esteri del Senato, Petrocelli, a rischio espulsione perché minaccia di non votare più la fiducia al governo – ha parlato di un’iniziativa al Senato per ridiscutere l’aumento delle spese militari. Ciò che, se confermato, porterebbe a una frattura della maggioranza gravida di conseguenze.
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