Il grande freddo di Conte e Salvini
Nell’aula di Montecitorio segnata da larghi vuoti tra i seggi, Zelensky e Draghi hanno pronunciato due discorsi complementari, come se fossero stati preceduti da un intenso lavoro diplomatico. Prudente l’intervento del presidente ucraino, che ha evitato qualsiasi paragone a effetto come quello sulla Shoah, accompagnato da polemiche al Parlamento israeliano. È impegnativa la replica del premier italiano, quasi una sfida a Lega e 5 stelle, costruita su decisioni che il Parlamento ha già preso e che il nuovo-vecchio fronte sovranista-populista non riesce a digerire. Così il paradosso di questa giornata drammatica è che Draghi, alla fine, può contare su Letta e Meloni, due avversari che non hanno niente in comune e non hanno mai governato insieme. Ma che nell’ora delle decisioni più difficili stanno dimostrando grande senso di responsabilità.
LA STAMPA
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