Guerra Russia-Ucraina, Putin alla battaglia del rublo: “Il gas russo va pagato con la nostra moneta”

Marco Bresolin, inviato a Bruxelles

Tra l’Unione europea e Vladimir Putin è in corso una partita a poker sul gas. I governi Ue hanno sin qui adottato una strategia piuttosto conservatrice, evitando di alzare la posta. Ieri invece il capo del Cremlino ha fatto una mossa azzardata e per ora nessuno è in grado di capire se si tratti di un bluff oppure no: d’ora in poi i contratti per le forniture di gas ai «Paesi ostili» andranno pagati esclusivamente in rubli. Una decisione con importanti ripercussioni politiche, giuridico-contrattuali, economiche e monetarie. Una mossa che certamente ha preso alla sprovvista i governi europei e le società energetiche coinvolte nell’acquisto di gas dalla Russia.

La nuova direttiva sarà operativa «il prima possibile», ma il Cremlino ha dato una settimana di tempo al governo e alla Banca centrale russa per predisporre il nuovo sistema. «Se ha bisogno di una settimana – fa notare un diplomatico europeo – evidentemente vuol dire che ci sono parecchie questioni tecniche da sistemare e che dunque non è così semplice da adottare». La prima questione riguarda la validità dei contratti: se negli accordi è previsto il pagamento in euro, questa decisione potrebbe renderli nulli. O almeno questa è l’interpretazione fatta filtrare da Berlino. L’annullamento dei contratti comporterebbe dunque l’immediata interruzione delle forniture? Difficile trovare qualcuno in grado di dare una risposta certa. «Se andiamo avanti così – prevede un altro diplomatico europeo – finirà che i rubinetti verranno chiusi presto e a quel punto si sprecheranno le interpretazioni su chi avrà effettivamente girato la manopola. Succederà come per l’uscita di Mosca dal Consiglio d’Europa: noi diciamo di averli cacciati, mentre loro sostengono di essersene andati».

Una cosa è certa: nell’immediato gli effetti dell’annuncio si sono subito fatti sentire. Innanzitutto sul prezzo del gas, che ieri ha registrato aumenti fino al 30%, arrivando a toccare i 132 euro per Megawattora. E poi sul rublo, che è salito ai massimi da tre settimane a questa parte, recuperando parte del terreno perso dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. Secondo diversi analisti, la mossa di Putin punterebbe proprio a questo, a ridare forza a una moneta in caduta libera, oltre che a «scongelare» le riserve monetarie della Banca Centrale che sono bloccate in Europa. Ma veramente i Paesi «ostili» – che rappresentano il 70% dell’export di Gazprom – accetteranno di pagare i contratti in rubli?

Una cosa è certa: al momento non c’è ancora un’intesa tra i 27 per un embargo sul settore energetico, in particolar modo per il gas. Oggi il G7 dovrebbe adottare un ulteriore pacchetto di sanzioni, che prenderanno di mira nuovi soggetti e nuove entità, forse anche lo stop ai porti alle navi russe. Dovrebbe esserci un capitolo dedicato alla Cina per avere a disposizione strumenti in grado di colpirla nel caso in cui aiutasse Mosca ad aggirare le sanzioni. Sullo sfondo resta l’ipotesi di applicare dazi sull’import dalla Russia, anche per il settore energetico. O magari di introdurre un’imposta sul gas. Misure considerate pericolose perché potrebbero comportare un ulteriore aumento dei prezzi.

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