Il grande azzardo del leader 5 Stelle
MARCELLO SORGI
L’impatto non poteva essere più duro. Nella stessa giornata, dopo aver annunciato che i 5 stelle non voteranno al Senato l’aumento delle spese militari, Conte è andato a sbattere sui “no” pesanti di Mattarella e Draghi. Nessuno dei due lo ha nominato, ma i toni dei loro interventi sono stati inequivocabili. Con un messaggio niente affatto rituale all’Anpi, l’associazione dei partigiani a congresso nel giorno in cui a Bruxelles si riunivano Consiglio europeo e Nato alla presenza di Biden, il Capo dello Stato ha rivendicato l’ideale continuità, in difesa o alla riconquista della democrazia, tra la Resistenza italiana e europea alla fine della Seconda Guerra mondiale con quella degli ucraini dopo l’occupazione del loro Paese da parte dei russi. Come dire che in un momento come questo non è ammesso venir meno alla solidarietà politica e militare con Zelensky, ribadita del resto anche da Papa Francesco, che ha pienamente legittimato la difesa ucraina, allontanandosi da qualsiasi generico riferimento pacifista. Quanto a Draghi, se nella replica al dibattito parlamentare in cui Lega e 5 stelle avevano fatto balenare le loro riserve non aveva ritenuto di rispondere a Salvini e Conte, di fronte all’insistenza con cui il leader pentastellato ha detto che il Movimento 5 stelle non potrebbe continuare a sostenere il governo se la decisione già approvata dalla Camera fosse confermata, il premier ha tagliato corto: l’impegno nei confronti della Nato è “ribadito”, dal momento che così hanno deciso anche tutti gli altri partners europei. E per l’Italia “è un impegno storico”. Tocca adesso a Conte scegliere come comportarsi. Aprire una crisi di governo sul delicatissimo tema della Difesa, mentre l’Ucraina continua a essere colpita dalle bombe russe, sarebbe fuori dalla realtà. L’Europa ha reagito con forte unità agli appelli di Zelensky e alla richiesta di solidarietà e soprattutto di armi. Dividendosi e mostrando di non essere in grado di andare nella stessa direzione, l’Italia andrebbe incontro a un’insopportabile perdita di credibilità, oltre a precipitare nelle peggiori condizioni verso elezioni anticipate.
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